La vendemmia 2025 in Emilia-Romagna si prospetta come un anno di sostanziale stabilità produttiva, con una stima di 7,169 milioni di ettolitri, un dato in linea con la produzione del 2024.
Tuttavia, dietro questa apparente omogeneità si celano dinamiche complesse, con una Romagna in crescita che compensa le riduzioni, in particolare per quanto riguarda il peso delle uve, riscontrate in Emilia.
Queste osservazioni derivano dalla Relazione Vendemmiale 2025, elaborata congiuntamente da Assoenologi, Unione Italiana Vini e Ismea, e delineano un quadro di resilienza ma anche di sfide per il settore vitivinicolo regionale.
L’andamento stagionale ha giocato un ruolo cruciale.
L’inverno, insolitamente mite, ha anticipato il ciclo vegetativo, generando un germogliamento precoce e, in alcuni casi, frustrando il fabbisogno di ore di freddo necessario per lo sviluppo ottimale delle piante.
L’incremento delle precipitazioni, significativamente superiore alla media trentennale, ha segnato l’evoluzione della vite, influenzando negativamente la dimensione degli acini e predispongono i grappoli a sviluppare marciumi in caso di piogge intense durante la fase di raccolta.
Sul fronte fitosanitario, sebbene l’incidenza della peronospora sia rimasta contenuta, si sono manifestate criticità nella gestione del marciume nero, una sfida costantemente presente nelle coltivazioni di vite.
Nonostante ciò, la disponibilità di acqua nel terreno, associata a una distribuzione regolare delle piogge primaverili e a temperature medie favorevoli, ha favorito una vigorosa crescita vegetativa, mitigando in parte gli effetti delle condizioni meteorologiche anomale.
La carenza di freddo invernale ha ritardato l’invaiatura, il momento cruciale in cui l’uva cambia colore, che ha iniziato con le prime varietà di Sangiovese a metà luglio.
Successivamente, un calo termico a luglio, unito a escursioni termiche significative tra il giorno e la notte, ha offerto condizioni ideali per un’evoluzione ottimale della maturazione, contribuendo ad arricchire le uve di aromi complessi e a preservare un equilibrio ideale tra acidità e contenuto zuccherino.
La vendemmia è iniziata nella seconda metà di agosto e le uve presentano un’eccellente condizione generale, preannunciando un risultato di alta qualità.
Tuttavia, una problematica specifica sta emergendo in Emilia, con un peso dei grappoli inferiore alla media, un fattore che impatterà sulla resa quantitativa, pur mantenendo elevati standard qualitativi.
Le osservazioni sanitarie generali restano positive, sebbene si debba prestare particolare attenzione al rischio di ‘mal dell’esca’, un’infezione fungina, e alla possibilità di sviluppi di marciumi, soprattutto in grappoli particolarmente compatti.
L’attenzione alla gestione di questi fattori diventerà cruciale per garantire la salubrità del prodotto finale e preservare il valore distintivo delle denominazioni regionali.
La resilienza del settore vitivinicolo emiliano-romagnolo si misura, in questo contesto, non solo nella stabilità produttiva, ma anche nella capacità di adattamento e innovazione di fronte alle sfide poste dai cambiamenti climatici.