La recente circolare emessa dalla dirigenza dell’Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri “Guglielmo Marconi” di Penne, in provincia di Pescara, ha acceso un acceso dibattito sulla delicata linea di demarcazione tra autonomia scolastica, diritti degli studenti e ruolo della famiglia nell’educazione.
La decisione della preside Angela Pizzi, apparentemente volta a garantire una maggiore responsabilizzazione e monitoraggio delle presenze, impone l’autorizzazione genitoriale, sotto forma di firma, anche per gli alunni maggiorenni che necessitano di giustificazioni per assenze, ritardi o uscite anticipate.
Questa disposizione, apparentemente in contrasto con la progressiva emancipazione legale e sociale del diciottenne, si radica in una visione pedagogica che, pur riconoscendo la maturità giuridica, intende preservare un certo grado di supervisione e comunicazione tra scuola, famiglia e studente.
La preside Pizzi ha motivato la scelta con l’obiettivo di contrastare fenomeni di assenteismo e di promuovere una cultura della presenza e dell’impegno scolastico.
Tuttavia, la misura ha sollevato immediate e vigorose contestazioni da parte di un gruppo di genitori, i quali la definiscono una palese violazione dei diritti fondamentali degli studenti e un’ingerenza non consentita nell’esercizio della loro autonomia.
L’argomento centrale della contestazione si fonda sulla pretesa che imporre la firma dei genitori per un diciottenne, legalmente capace di agire e autodeterminarsi, costituisca una forma di tutela inaccettabile e giuridicamente discutibile.
Si sottolinea come tale provvedimento possa generare un senso di vergogna e umiliazione negli studenti, minando il loro senso di responsabilità e indipendenza.
La questione non è semplicemente una disputa formale.
Essa tocca temi più ampi relativi alla transizione dall’adolescenza all’età adulta, al rapporto tra libertà individuale e responsabilità sociale e all’evoluzione del ruolo della scuola nella formazione dei cittadini del futuro.
Si apre un interrogativo fondamentale: fino a che punto l’istituzione scolastica può legittimamente limitare l’autonomia dello studente, anche quando legalmente maggiorenne, in nome della sua presunta protezione o del miglioramento del rendimento scolastico?Prima di procedere con l’inoltro di un formale esposto alle autorità competenti, i genitori hanno espresso la volontà di un confronto costruttivo, invitando la preside Pizzi a riconsiderare la decisione e a revocare la circolare, auspicando un dialogo che possa portare a una soluzione equilibrata, rispettosa dei diritti di tutti e coerente con i principi fondamentali dell’ordinamento giuridico italiano.
L’episodio, al di là della specifica controversia, pone l’accento sulla necessità di una riflessione più ampia sul ruolo della scuola e sulla sua capacità di adattarsi alle mutate dinamiche sociali e alla crescente complessità del rapporto tra istituzione educativa, famiglia e studente nel contesto contemporaneo.