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Zafferano dell’Aquila: Tradizione, Salute e Ricerca Italiana

Lo Zafferano dell’Aquila: un tesoro botanico e una promessa per la saluteIl riconoscimento di Denominazione di Origine Protetta (DOP) celebra vent’anni di tradizione e qualità per lo Zafferano dell’Aquila, una spezia che incarna un patrimonio culturale e botanico inestimabile.
Durante un evento commemorativo, il Prof.
Davide Grassi, luminare della Medicina Interna e figura di spicco presso l’Ospedale ‘Val Vibrata’, ha offerto una prospettiva scientifica che ne esalta non solo le caratteristiche organolettiche uniche, ma anche il potenziale terapeutico.

La storia di questa preziosa spezia affonda le sue radici nel XII secolo, giungendo in Italia attraverso rotte commerciali secolari.

Oggi, la sua coltivazione si concentra in tredici comuni dell’Aquilano, un’area geografica che ne determina le peculiarità.

Circa novanta produttori, guidati da un rigoroso disciplinare, custodiscono gelosamente i segreti di una produzione limitata – circa 30-40 chilogrammi all’anno – che la rendono un prodotto distintivo per la sua eccezionale qualità.

Il suo valore è intrinsecamente legato all’altissima concentrazione di composti bioattivi quali safranale, picrocrocina e crocina, responsabili delle sue proprietà benefiche.

Il Prof.

Grassi ha sottolineato un’urgente necessità: promuovere una ricerca scientifica indipendente, radicata nel contesto italiano, per validare empiricamente i benefici già suggeriti da studi provenienti dal Medio Oriente.

Lo Zafferano dell’Aquila non è solamente un condimento raffinato; è un concentrato di potenziale terapeutico.

Le sue virtù spaziano dall’abbassamento dei livelli di colesterolo LDL (“cattivo”) e dalla regolazione della pressione arteriosa, fino ad un potente effetto antiossidante sistemico, particolarmente rilevante nella prevenzione delle complicanze metaboliche associate all’obesità.

La sua azione positiva sull’insulino-resistenza, una condizione precursore del diabete di tipo 2, è particolarmente significativa, offrendo una strategia naturale per migliorare il controllo glicemico.
Emergenti evidenze scientifiche suggeriscono anche un ruolo benefico dello zafferano sulla funzione cognitiva, con potenziali implicazioni positive nel rallentamento del declino cognitivo e nella gestione di forme lievi di demenza.
Questi risultati aprono nuove prospettive per approcci terapeutici integrati, che combinano nutrizione ottimale e gestione farmacologica.
Il professore ha ribadito con forza un cambio di paradigma nella cura della salute: la prevenzione, basata su una nutrizione consapevole e un adeguato stile di vita, deve precedere l’intervento farmacologico.

L’attuale modello sanitario, fortemente dipendente da farmaci, risulta insostenibile dal punto di vista economico e sociale.
Investire nella qualità della vita attraverso l’alimentazione rappresenta, a suo avviso, la più saggia e duratura forma di investimento nella salute e nel benessere collettivo, un vero investimento nel futuro.
La ricerca scientifica, orientata a svelare il pieno potenziale dello Zafferano dell’Aquila, si pone come chiave per concretizzare questa visione.

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