L’intensificarsi delle tensioni commerciali globali, con l’imposizione di dazi statunitensi su beni provenienti dall’Unione Europea, proietta un’ombreggiatura significativa sul percorso di crescita dell’economia italiana.
Un’analisi congiunta di Area Studi Legacoop e Prometeia quantifica l’impatto, stimando una riduzione cumulativa del Prodotto Interno Lordo italiano tra 0,4 e 0,5 punti percentuali in un orizzonte temporale di due anni.
Questa proiezione, tuttavia, rappresenta un quadro prudente, non integrando appieno l’effetto amplificativo derivante dall’attuale apprezzamento dell’euro nei confronti del dollaro, un fattore che erode ulteriormente la competitività delle esportazioni italiane.
L’imposizione di dazi del 15% su un ampio ventaglio di prodotti importati dagli Stati Uniti, con incrementi del 50% per settori strategici come acciaio e alluminio, determina una variazione strutturale nel panorama commerciale.
L’analisi evidenzia che il dazio medio effettivo, tenendo conto della composizione specifica delle esportazioni italiane verso il mercato statunitense, si discosterebbe sensibilmente dal livello del 2,2% osservato nel 2024, raggiungendo il 16%.
Questa discrepanza sottolinea come l’incremento tariffario colpisca in modo sproporzionato alcuni comparti produttivi italiani, particolarmente esposti alle esportazioni verso il mercato nordamericano.
Il rapporto “Dal tira e molla dei dazi allo stallo della crescita” dipinge un quadro di incertezza e rallentamento.
La flessione congiunturale del PIL prevista per il secondo trimestre dell’anno corrente viene interpretata come un sintomo di questa turbolenza commerciale.
Tuttavia, gli analisti prevedono una relativa stabilizzazione nel terzo trimestre, con una ripresa modesta nel corso del 2025.
La crescita media stimata per il 2025, attorno allo 0,5%, è attribuibile in gran parte all’effetto propulsivo degli investimenti finanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Il PNRR, pur rappresentando un fattore di supporto cruciale, non è sufficiente a compensare completamente le perdite derivanti dalle barriere commerciali innalzate.
L’analisi sottolinea, inoltre, la necessità di diversificare i mercati di esportazione per ridurre la dipendenza dal mercato statunitense e mitigare l’impatto delle politiche protezionistiche.
La ricerca suggerisce che una strategia di resilienza economica dovrebbe includere investimenti in innovazione tecnologica, sviluppo di nuove competenze e rafforzamento dei legami commerciali con partner commerciali alternativi, al fine di costruire un’economia più robusta e meno vulnerabile alle fluttuazioni geopolitiche e alle tensioni commerciali.
La flessibilità e l’adattabilità si configurano, quindi, come elementi chiave per affrontare le sfide poste dall’attuale contesto economico globale.