L’approvazione del disegno di legge sulla montagna, giunta al termine del suo iter parlamentare, suscita reazioni contrastanti tra le forze autonomiste di centro.
Sebbene sia percepita come una dichiarazione di riconoscimento verso le aree alpine e un segnale di attenzione da parte dello Stato, il provvedimento solleva interrogativi cruciali circa la sua effettiva capacità di tradursi in benefici tangibili per le comunità montane.
Il cuore del provvedimento, pur delineando un quadro teorico di valorizzazione del territorio alpino e del suo ruolo strategico per il Paese, necessita di una verifica rigorosa nella sua applicazione pratica.
L’autonomia regionale, pilastro fondante della governance delle aree alpine, rischia di essere messa a dura prova da potenziali conflitti di competenza tra le politiche nazionali e quelle regionali, richiedendo un’interpretazione costruttiva e un dialogo continuo.
Un punto di forte preoccupazione riguarda l’adeguatezza delle risorse finanziarie allocate.
La montagna, con le sue peculiarità ambientali, economiche e sociali, esige investimenti mirati e sostenibili nel tempo.
La mera disponibilità di fondi non è sufficiente; è imperativo garantirne la continuità, l’efficienza nell’erogazione e la destinazione esclusiva a progetti di sviluppo locale, evitando deviazioni che ne comprometterebbero l’impatto.
Per la Valle d’Aosta, in particolare, l’armonizzazione tra le iniziative nazionali e regionali rappresenta un imperativo categorico.
La salvaguardia della specificità valdostana, sancita dallo statuto speciale, e la piena attuazione delle competenze regionali devono costituire un punto fermo nell’implementazione del provvedimento.
Gli autonomisti di centro ribadiscono il loro impegno a monitorare attentamente l’attuazione del Ddl Montagna, vigilando affinché esso non si riduca a un mero esercizio di facciata, ma diventi uno strumento concreto per promuovere lo sviluppo economico, la coesione sociale e la tutela dell’ambiente alpino.
La sfida è trasformare le promesse in realtà, garantendo alle comunità montane un futuro prospero e sostenibile, che preservi le loro tradizioni, valorizzi le loro risorse e risponda alle loro esigenze.
È necessario che il provvedimento diventi un motore di innovazione, capace di attrarre talenti, creare opportunità di lavoro e rafforzare l’identità alpina, superando le divisioni politiche e favorendo una visione condivisa del futuro delle montagne italiane.