sabato 13 Settembre 2025
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Padre inconsolabile, esplode il dolore in aula per Altamura e Morra.

L’aula 312 del tribunale di Napoli si è fatta teatro di un’esplosione di dolore e disperazione, un’eco tangibile della sofferenza che permea il processo relativo alla tragica scomparsa di Francesco Altamura e Lucia Morra.
L’uomo, padre di Francesco, ha espresso, con veemenza, la sua profonda angoscia di fronte alla prospettiva di una riduzione della pena per l’imputato, un evento percepito come una beffa alla giustizia e un’umiliazione per la memoria dei suoi cari.
La sua reazione, seppur comprensibile nel contesto del lutto, ha portato i giudici della seconda sezione della Corte d’Appello a disporne l’allontanamento.
La vicenda ruota attorno a un incidente avvenuto nella notte tra il 29 e il 30 settembre 2023, in via Terracina, a Napoli.

Francesco Altamura, 23 anni, e Lucia Morra, ventenne, hanno perso la vita mentre percorrevano in scooter, investiti da un’Audi che procedeva a velocità eccessiva, in direzione contromano, e la cui guida era compromessa dall’abuso di alcol e sostanze stupefacenti.

La gravità del gesto, connotato dall’alterazione psicofisica del conducente, aggrava ulteriormente la tragicità dell’evento.
La sentenza di primo grado aveva inflitto al responsabile una pena detentiva di dieci anni, una misura che, in apparenza, mirava a riflettere la gravità del reato e a dissuadere comportamenti simili.

Tuttavia, la possibilità di un patteggiamento, un istituto giuridico che consente all’imputato di ammettere le proprie responsabilità in cambio di una pena più mite, ha riacceso il dolore e la rabbia dei familiari delle vittime, incarnando una profonda frattura tra la giustizia formale e la ricerca di una riparazione morale.

La riduzione della pena, in questo contesto, non sarebbe percepita come un atto di clemenza, ma come una sminuzione del valore della vita perduta e una ferita aggiuntiva per chi ha subito la perdita.

L’episodio solleva interrogativi complessi sulla funzione della giustizia penale, non solo come strumento di repressione del crimine, ma anche come garante di tutela della dignità umana e di consolazione per le vittime.

La sofferenza del padre di Francesco, pur condivisibile, rivela una crisi di fiducia nel sistema giudiziario, un sentimento amplificato dalla percezione di una disconnessione tra la gravità del dolore subito e le decisioni emesse.
La prossima udienza, fissata per il 17 ottobre, si preannuncia cruciale.

La decisione sulla richiesta di patteggiamento non sarà solo una questione giuridica, ma un momento di confronto tra i valori della legalità, della riabilitazione e della necessità di offrire una risposta adeguata al dolore delle vittime e delle loro famiglie.
Il dibattito sarà inevitabilmente segnato dall’urgenza di trovare un equilibrio delicato, in grado di conciliare l’applicazione della legge con l’esigenza di una giustizia che sappia lenire le ferite e ristabilire un senso di equità.

La vicenda, oltre a configurarsi come una tragedia personale, si pone come un monito per la società, ricordando la fragilità della vita e l’importanza di agire con responsabilità e rispetto delle regole, soprattutto quando si è al volante.

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