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Trieste

Caso Puzzer: la Cassazione ribalta la sentenza sul Green Pass

La vicenda di Stefano Puzzer, figura centrale del movimento No Green Pass, assume contorni giuridici sempre più complessi a seguito della recente decisione della Corte di Cassazione.
Il caso, nato dal licenziamento operato dall’Agenzia Lavoro Portuale di Trieste il 16 aprile 2022, si è trascinato attraverso gradi di giudizio, culminando con un’inversione di rotta che apre nuove prospettive.

Inizialmente, la Corte d’Appello di Trieste aveva confermato il licenziamento, sostenendo che Puzzer, pur possedendo giuridicamente il Green Pass grazie a una precedente guarigione da Covid, non l’avesse esibito, violando in tal modo le disposizioni in vigore.
Questa interpretazione, incentrata sul possesso formale del documento, aveva sostanzialmente penalizzato la scelta di Puzzer di non utilizzarlo, nonostante il diritto a possederlo.

La Corte di Cassazione, con la sua sentenza, ha ribaltato questa logica, concentrandosi sull’essenza stessa della normativa Green Pass.

I giudici hanno chiarito che la legge mirava a limitare l’accesso al lavoro a coloro che *non* potevano dimostrare una specifica condizione, indipendentemente dalle ragioni che avessero portato alla mancata esibizione.
La distinzione, introdotta dalla precedente interpretazione, tra possesso giuridico e possesso materiale del Green Pass è stata ritenuta illogica e in contrasto con lo spirito della norma stessa.
Questa decisione, cruciale, sottolinea un principio fondamentale: la legge non si concentra sulla titolarità del Green Pass, ma sull’impedimento all’accesso al lavoro che la sua mancata esibizione avrebbe dovuto generare.
In altre parole, la norma mirava a creare una barriera all’ingresso per chi, per qualsiasi motivo, non fosse in grado di dimostrare il possesso dei requisiti sanitari richiesti, non a penalizzare chi, pur possedendoli, sceglieva di non esibirli.

Un altro aspetto rilevante evidenziato dalla Cassazione è la natura del provvedimento disciplinare applicabile in caso di mancata esibizione.

La Corte ha infatti escluso la possibilità di sanzioni ulteriori rispetto alla sospensione dal lavoro e dalla retribuzione, sottolineando come l’interpretazione adottata precedentemente avesse introdotto conseguenze disciplinari sproporzionate rispetto alla gravità della presunta infrazione.
Il caso ora passa alla Corte d’Appello di Venezia, che dovrà riesaminare la vicenda alla luce della decisione della Cassazione, con la concreta possibilità di disporre il reintegro di Stefano Puzzer.
La vicenda, al di là del caso specifico, solleva interrogativi più ampi sulla legittimità e sull’applicazione di misure restrittive come il Green Pass, e sulla necessità di bilanciare le esigenze di salute pubblica con i diritti individuali e la libertà di scelta.

La sentenza della Cassazione rappresenta un punto di riferimento importante per future controversie legate a limitazioni alla libertà personale imposte in nome della salute pubblica.

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