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Messina, traffico droga e alleanze criminali: allarme del procuratore

L’assetto criminale che caratterizza l’area urbana di Messina si manifesta attraverso una concentrazione di gruppi delinquenziali radicati in specifici quartieri, quali Giostra, Camaro, Gravitelli, Santa Lucia sopra Contesse e Mangialupi.

Questi gruppi, spesso strutturati in associazioni di natura mafiosa, convergono su attività illecite che vedono prevalere il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti, un comparto economico che genera profitti considerevoli, alimentato da una domanda in continua espansione.

La stabilità e la prosperità di questo mercato illegale dipendono da una complessa rete di alleanze e collaborazioni.
I gruppi messinesi non operano in isolamento, ma consolidano rapporti con organizzazioni criminali più strutturate, operanti in ambiti geografici più ampi.

Si tratta di Cosa Nostra catanese, con la sua consolidata presenza e capacità di controllo; delle ‘ndrine calabresi, provenienti dalla piana di Gioia Tauro e dalla locride, che estendono la loro influenza anche al traffico di droga; e di realtà criminali internazionali, capaci di garantire l’approvvigionamento di sostanze stupefacenti provenienti da paesi esteri.

Una particolare preoccupazione, come sottolinea il Procuratore Antonio D’Amato, è rappresentata dall’incremento del consumo di cocaina, una droga che ha ormai consolidato una solida base di consumatori tra le diverse fasce sociali.
Parallelamente, si registra un allarmante aumento nell’uso di crack, una sostanza particolarmente pericolosa e devastante, soprattutto tra i giovani.
Le recenti indagini hanno documentato la rapida diffusione di questa sostanza, evidenziando la necessità di interventi mirati e di strategie di prevenzione efficaci.

Il Procuratore D’Amato esprime inoltre forti riserve in merito alle recenti riforme del sistema giudiziario.
La separazione delle carriere e lo sdoppiamento dei Consigli Superiori della Magistratura, a suo avviso, rischiano di generare un corpo di pubblici ministeri autonomo e autoreferenziale, eccessivamente orientato al raggiungimento di risultati immediati, come gli arresti e le condanne.
Questa dinamica potrebbe portare ad una accentuazione degli aspetti mediatici dei processi, influenzando negativamente l’imparzialità del giudice e compromettendo le garanzie fondamentali di libertà personale.

Il rischio, ammonisce il Procuratore, è che gli avvocati che oggi sostengono queste riforme, animati da nobili intenzioni garantiste, possano in futuro rimpiangere la loro scelta.
Il dibattito pubblico, purtroppo, si svolge in un clima di delegittimazione della magistratura, alimentando una narrazione distorta che mira a presentare la riforma come una panacea per i mali del sistema giudiziario.
Questa strumentalizzazione del dibattito compromette la ricerca di soluzioni reali e durature per migliorare l’efficacia e l’equità del sistema giudiziario.

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