Un fiume silenzioso, composto da volti segnati dal lutto e illuminati dal ricordo, si snoda nel cuore dell’Archiginnasio, custode millenario del sapere bolognese.
La lunga fila, un cordone ombelicale che lega la città alla memoria di Stefano Benni, si dispiega sotto le maestose logge del Pavaglione, un luogo simbolo della cultura e dell’intelletto.
La scomparsa dello scrittore, avvenuta pochi giorni prima a seguito di una malattia che aveva progressivamente spento la sua voce, ha lasciato un vuoto incolmabile nel panorama letterario italiano.
La camera ardente, un palcoscenico improvvisato per l’addio, ha accolto un’onda inarrestabile di persone, lettori, ammiratori, colleghi, amici, desiderosi di rendere omaggio a un autore che ha saputo, con ironia pungente e sguardo acuto, interpretare e decostruire il mondo che ci circonda.
Il feretro, un oggetto carico di significato, ha attraversato il cortile tra applausi commossi e abbracci affettuosi, un rituale popolare per celebrare una figura così amata.
A condividere il dolore e a dare voce al cordoglio, un corteo di personalità del mondo della cultura e dell’impegno civile: Niclas Benni, il figlio, custode di un’eredità artistica preziosa; Daniel Pennac, fratello d’anime e compagno di strada nel percorso della scrittura; Alessandro Bergonzoni e David Riondino, interpreti sensibili e acuti della scena artistica contemporanea; Carlo Feltrinelli, editore che ha saputo riconoscere e valorizzare il talento di Benni; il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, e l’assessora regionale Isabella Conti, testimoni dell’impatto profondo che lo scrittore ha avuto sulla comunità.
Più che un semplice addio, quella folla silenziosa rappresentava una celebrazione della vita e dell’opera di Stefano Benni, un autore che ha saputo infondere nelle sue storie una profonda umanità, un’irriverente capacità di osservazione e una contagiosa voglia di riscoprire la bellezza nascosta nelle piccole cose.
La sua voce, ora spenta, continua a risuonare tra le arcate dell’Archiginnasio, un monito a non smettere mai di interrogarsi, di sognare e di ridere, anche di fronte alle difficoltà.
Un testamento spirituale lasciato a chi lo ha amato e a chi lo dovrà ancora scoprire.
Il cortile, testimone di secoli di sapere, accoglie ora il ricordo di un intellettuale che ha saputo illuminare il cammino di molti con la sua inconfondibile luce.