La recente decisione del Consiglio di Stato ha confermato l’inammissibilità dell’impugnazione presentata da diverse organizzazioni animaliste, sancendo di fatto l’efficacia del provvedimento con cui il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) di Trento aveva precedentemente respinto la richiesta di sospensione dell’ordinanza di abbattimento di due esemplari di lupo nella Lessinia.
Questo caso, emblematico delle complesse dinamiche che si intrecciano tra tutela della biodiversità e gestione del territorio montano, affonda le sue radici in una serie di predazioni che hanno colpito l’alpeggio di Malga Boldera, generando preoccupazione e apprensione tra gli allevatori locali.
L’ordinanza di prelievo, autorizzata dal Presidente della Provincia, si fonda su un quadro legislativo ben definito, in particolare la Legge Provinciale 9 del 2018, che disciplina la gestione della fauna selvatica in Trentino-Alto Adige.
Tale normativa, in linea con le direttive europee, prevede strumenti di controllo e regolamentazione delle popolazioni di lupi al fine di garantire un equilibrio sostenibile tra la conservazione della specie e la salvaguardia delle attività economiche e sociali delle comunità montane.
Il parere positivo dell’Ispettorato per la fauna selvatica (Ispra) ha ratificato la congruità del provvedimento, avvalorandone la necessità alla luce delle circostanze specifiche.
La vicenda solleva interrogativi profondi sulla complessità della coesistenza tra uomo e fauna selvatica in un contesto di crescente antropizzazione del territorio.
La gestione del lupo, specie opportunistica e capace di adattarsi a diversi ambienti, richiede un approccio multidisciplinare che integri considerazioni ecologiche, economiche e sociali.
Le predazioni, seppur occasionali, possono avere un impatto significativo sull’attività di allevamento, pilastro fondamentale dell’economia montana, minando la sostenibilità delle comunità locali e generando tensioni sociali.
La decisione della Provincia, espressa dal Presidente Maurizio Fugatti, sottolinea l’impegno istituzionale nella protezione degli interessi delle comunità locali e degli operatori economici che operano in montagna.
Tale impegno si traduce nell’adozione di misure di gestione della fauna selvatica volte a prevenire danni e a garantire la continuità delle attività produttive, nel rispetto delle normative vigenti e delle direttive europee.
È fondamentale, tuttavia, che tali misure siano accompagnate da politiche di sensibilizzazione e di educazione ambientale, volte a promuovere una cultura del rispetto reciproco tra uomo e natura, e a favorire la ricerca di soluzioni innovative e sostenibili per la gestione della fauna selvatica in un contesto di cambiamenti climatici e di crescente pressione antropica sul territorio.
La questione della gestione del lupo non può essere affrontata in termini di contrapposizione, ma richiede un dialogo aperto e costruttivo tra tutte le parti interessate.