Il Tribunale di Piacenza ha emesso una sentenza di condanna a otto anni e sei mesi di reclusione nei confronti di un cittadino marocchino di 27 anni, accusato di un brutale episodio di violenza che ha lasciato una donna di 37 anni gravemente ferita e ha scosso la comunità di Castelsangiovanni, frazione del Piacentino.
La decisione, resa nota dal quotidiano “Libertà”, s’inserisce in un contesto di crescente allarme per i casi di violenza domestica e solleva interrogativi sulle dinamiche di potere e controllo che spesso si celano dietro queste tragedie.
L’aggressione, avvenuta il 5 ottobre 2024, ha visto l’imputato aggredire la sua convivente con una spranga di ferro, provocandole fratture craniche e nasali.
Tuttavia, l’episodio si è rivelato l’apice di un percorso di abuso preesistente, caratterizzato da insulti, percosse ripetute e una spirale di comportamenti coercitivi che hanno progressivamente isolato la donna.
La Procura, ricostruendo la vicenda, ha evidenziato come l’uomo, dopo un iniziale allontanamento della compagna, abbia fatto ricorso a una campagna di pressioni e minacce, culminata in un tentativo di ricatto emotivo, spingendola a rientrare in un ambiente insidioso e preordinato.
L’utilizzo di un’arma contundente come la spranga, unitamente alla violenza dei colpi inferti, ha reso l’aggressione particolarmente efferata, come confermato dalla perizia medico-legale che ha escluso la possibilità di escludere un esito fatale per la vittima.
L’intervento tempestivo di una vicina, che ha allertato il 118, ha evitato conseguenze ancora più gravi e ha permesso il trasporto d’urgenza della donna al pronto soccorso, dove ha trascorso due mesi per la guarigione delle lesioni.
Il processo, celebrato in regime di rito abbreviato, ha visto la difesa tentare una strada alternativa, richiedendo una perizia psichiatrica per l’imputato e una derubricazione del reato in lesioni aggravate.
Tali istanze sono state rigettate dal Tribunale, che ha ritenuto di non poter accogliere argomentazioni volte a minimizzare la gravità dei fatti.
La decisione sottolinea la necessità di riconoscere la premeditazione e l’intenzionalità di atti violenti, al di là di possibili disturbi o condizioni psichiatriche che potrebbero aver influito sul comportamento dell’aggressore.
La sentenza ha previsto un risarcimento economico di 25.000 euro per la vittima e di 5.000 euro per ciascuno dei due figli minori, a testimonianza del profondo trauma subito dalla famiglia e della necessità di garantire un sostegno economico e psicologico adeguato per il loro futuro.
Questo caso, purtroppo, si aggiunge a una triste cronaca di violenze domestiche, evidenziando l’urgenza di promuovere una cultura del rispetto e della parità di genere, rafforzando i servizi di supporto alle vittime e intensificando le misure di prevenzione e contrasto a questa forma di criminalità che affligge la nostra società.
La vicenda rappresenta un monito per tutti, invitando a non sottovalutare i segnali di allarme e a denunciare qualsiasi forma di abuso, per tutelare la dignità e la sicurezza delle persone.








