L’edicola: un’icona sbiadita nel paesaggio urbano contemporaneo, un tempo fulcro pulsante di comunità e specchio fedele del sentire collettivo.
Più che un semplice punto vendita, era un crocevia di voci, un palcoscenico improvvisato per storie che si intrecciavano tra righe di giornale e profumo di carta fresca.
Oggi, questo presidio culturale, testimone silenzioso di epoche e trasformazioni, si avvia verso l’oblio, lasciando un vuoto incolmabile nel tessuto sociale.
È da questa constatazione che nasce “Ce l’ho, ce l’ho, mi manca”, uno spettacolo evocativo con Matteo Cirillo, un’opera corale scritta con Fabio Morgan e Ariele Vincenti, magistralmente diretta da quest’ultimo, che conclude il cartellone della prima edizione del “Pomigliano Teatro Festival 2025”.
Lo spettacolo, in scena nel suggestivo Cortile interno del Palazzo Municipale di Pomigliano d’Arco, non è una semplice rievocazione nostalgica, ma una profonda riflessione sulla perdita di rituali, sulla frammentazione del tempo e sulla crisi dell’appartenenza.
Il racconto si articola attorno alla figura di Carlo, edicolante erede di una tradizione secolare.
La sua voce, roca e intrisa di ricordi, diventa la cassetta toracica di un’epoca, riemergendo con le risate dei bambini alla ricerca spasmodica delle figurine rare, l’aura mitica di Pizzaballa, la compagnia discreta della Settimana Enigmistica durante le calde giornate estive, le pagine proibite dei Cioè, i titoli a caratteri cubitali che hanno scosso le coscienze di un intero Paese.
L’edicola, in questo contesto, trascende la sua funzione primaria, trasformandosi in un vero e proprio archivio emotivo, un caleidoscopio di memorie sedimentate, un microcosmo che riflette l’evoluzione della società italiana.
Il titolo stesso, “Ce l’ho, ce l’ho, mi manca”, è intriso di significato.
Rievoca l’innocenza dell’infanzia, il piacere di collezionare, la gioia di completare un set.
Ma oggi, queste parole risuonano con un’amara ironia, preludio a una constatazione dolorosa: siamo sommersi da una sovrabbondanza di beni e informazioni, eppure sentiamo un senso di vuoto, una mancanza indefinibile.
Forse, ciò che ci sfugge è proprio la lentezza, la possibilità di fermarci un istante, di scambiare due parole con il vicino, di condividere un momento di umanità, un lusso che le edicole ci offrivano quotidianamente, senza che ce ne rendessimo conto.
Progetto Goldstein, con il sostegno de La Città Ideale, promuove il progetto “Edicole”, ideato da Fabio Morgan, un vero e proprio atto di resistenza culturale.
Non si tratta solo di preservare un luogo fisico, ma di recuperare un modo di essere, un modello di relazione sociale.
Un’edicola non è semplicemente un punto di distribuzione di notizie, ma un punto di sosta nel tempo frenetico, un luogo di incontro, un catalizzatore di storie, un patrimonio da restituire alla comunità.
È un invito a riscoprire il valore della prossimità, della condivisione, della memoria, un antidoto alla solitudine e all’anonimato che caratterizzano il mondo contemporaneo.