“Casa Pasolini a Rebibbia: un centro culturale per i giovani talenti”

Nella periferia romana, a pochi passi dal carcere di Rebibbia, sorgeva una modesta abitazione senza tetto né intonaco, un luogo che Pier Paolo Pasolini definiva casa sua durante gli anni ’50. In quella dimora al numero 3 di via Giovanni Tagliere, l’autore compose il suo primo romanzo, ‘Ragazzi di vita’, vivendo in condizioni di estrema povertà insieme alla madre. Oggi, grazie alla generosità del produttore cinematografico e televisivo Pietro Valsecchi, l’appartamento è stato donato allo Stato italiano dopo essere stato acquistato all’asta a seguito del fallimento del Gruppo Bonifaci Srl nel 2019.L’atto di donazione è stato ufficializzato in una cerimonia presenziata dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e dal sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi presso la sede del ministero. L’immobile sarà ora gestito dall’Istituto Pantheon e Castel Sant’Angelo – Direzione Musei nazionali della Città di Roma e trasformato in un centro culturale e residenza destinata ai giovani artisti.Sangiuliano ha sottolineato l’importanza di preservare il legato pasoliniano sulle periferie urbane, trasformando questa casa simbolo in un luogo aperto alla pratica artistica e culturale. Il progetto prevede di coinvolgere attivamente la comunità locale per favorire lo sviluppo della creatività.Valsecchi ha espresso il desiderio che questo spazio diventi un faro per i giovani talenti, soprattutto in aree dove la cultura è scarsa o assente. Sognando che altre case possano trasformarsi in centri culturali nelle periferie, egli auspica che la casa di Pasolini possa ispirare nuove forme di espressione artistica e sociale nella città eterna.