L’attesa per il concerto del rapper napoletano Frezza, programmato per il 27 settembre a Montefredane (Avellino), è stata bruscamente interrotta.
L’evento, inizialmente previsto presso una struttura alberghiera locale, è stato ufficialmente cancellato a seguito di un’azione decisa da parte dell’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Ciro Aquino.
La decisione, preventivamente anticipata con l’intenzione di emanare un’ordinanza interdittiva, è culminata in un accordo con i gestori del locale per l’annullamento definitivo.
La scelta non rappresenta un mero atto di censura, ma si configura come una ferma presa di posizione nei confronti di contenuti artistici percepiti come incitamento alla violenza.
In un’epoca in cui la responsabilità sociale degli artisti è sempre più al centro del dibattito pubblico, l’amministrazione comunale di Montefredane ha voluto sottolineare l’incompatibilità tra i valori promossi dall’istituzione e i messaggi veicolati dal rapper.
La controversia è scaturita dalla diffusione di un video, prontamente segnalato dal parlamentare Francesco Emilio Borrelli, in cui Frezza, attraverso gesti mimici che riproducevano l’azione di spari, invitava i propri fan a un appuntamento connotato da un linguaggio aggressivo: “Raga, m’arraccumman – esclamava – tutti carichi che facciamo cadere tutto”.
Questa espressione, interpretata come un’esplicita sollecitazione a comportamenti antisociali e potenzialmente pericolosi, ha generato un’ondata di preoccupazione all’interno della comunità locale.
L’annullamento del concerto solleva interrogativi più ampi relativi alla libertà di espressione artistica e ai limiti imposti dalla necessità di garantire la sicurezza pubblica e il rispetto delle norme sociali.
Se da un lato la censura preventiva rappresenta una potenziale violazione del diritto alla creatività, dall’altro la responsabilità degli artisti di fronte alle conseguenze dei propri messaggi non può essere ignorata.
La vicenda di Frezza a Montefredane si inserisce in un contesto più ampio di riflessioni sulla correlazione tra linguaggio artistico, comportamenti sociali e il ruolo delle istituzioni nella tutela del bene comune.
L’episodio stimola un dibattito necessario su come bilanciare il diritto alla libera espressione con la responsabilità di promuovere una cultura di rispetto, tolleranza e convivenza pacifica.