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Processo Paganelli: inizia a Rimini, difesa contesta prove

Il tribunale di Rimini, nell’aula intitolata ai giudici Paolo Falcone e Giovanni Falcone, ha dato il via al processo per l’omicidio di Pierina Paganelli, una vicenda che ha profondamente scosso la comunità locale.

Louis Dassilva, unico imputato per il tragico evento accaduto due anni or sono, si trova ora ad affrontare l’accusa dinanzi a una giuria popolare e a un’aula gremita di persone.
La presenza dei familiari di Pierina, i figli Giacomo, Chiara e Giuliano Saponi, unitamente alle sorelle e ai nipoti, testimonia il peso emotivo e giuridico del processo.
Questi ultimi, costituiti parti civili, sono assistiti dagli avvocati Marco e Monica Lunedei e Alfredo Andrea Scifo, impegnati a tutelare i loro diritti e a cercare giustizia per la loro congiunta.

Assente, per motivi legati alla sua intricata posizione nella vicenda, Manuela Bianchi, la nuora di Pierina, il cui rapporto sentimentale con Louis Dassilva è al centro di numerose speculazioni e indagini.

L’imputato, difeso dagli avvocati Riario Fabbri e Andrea Guidi, ha espresso la volontà di seguire il processo, seduto in aula, con la moglie Valeria Bartolucci a distanza, in una posizione discreta.
L’udienza si è immediatamente focalizzata su una serie di questioni preliminari sollevate dalla difesa.
In particolare, è stata contestata la validità dell’incidente probatorio precedentemente condotto su Manuela Bianchi, con la richiesta di dichiarazione di nullità.

La motivazione risiede nell’impossibilità, da parte delle parti coinvolte, di accedere alla registrazione video che documenta lo svolgimento dell’interrogatorio.
Questo impedimento, secondo la difesa, ha pregiudicato il diritto alla difesa e alla controdeduzione.
Un’ulteriore linea di contesa verte sulla qualificazione giuridica del reato.
La difesa contesta l’applicabilità delle aggravanti della premeditazione e della crudeltà, sostenendo che il capo di imputazione originario era formulato in modo impreciso e vago.
Questa indeterminatezza, a detta degli avvocati, ha reso difficile per l’imputato comprendere appieno le accuse a suo carico e ha limitato la possibilità di presentare adeguati mezzi di difesa.
L’integrazione successiva del capo di imputazione, pertanto, viene considerata tardiva e potenzialmente lesiva del diritto alla difesa.

La discussione sull’interpretazione del reato e sulla sua qualificazione giuridica si prospetta cruciale per l’esito del processo, e apre un dibattito complesso sull’onere della prova e sui diritti fondamentali dell’imputato.

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