lunedì 15 Settembre 2025
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Torino

Terrorismo in Carcere: Arrestato Tunisino con Ideologia Jihadista

L’attività di polizia giudiziaria, condotta congiuntamente dalla Digos di Torino e dal Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria, unitamente al coordinamento della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, ha portato all’esecuzione di un provvedimento di custodia cautelare in carcere nei confronti di un cittadino tunisino di 40 anni.
L’uomo, da tempo residente in Italia sotto falsa identità, è accusato di aver maturato l’intenzione di compiere atti di terrorismo e di aver promosso, all’interno del contesto carcerario, la radicalizzazione di altri detenuti.
L’indagine, denominata ‘Shaytan’, ha svelato un quadro preoccupante di adesione a un’ideologia jihadista estremista, profondamente radicata in una visione distorta dell’Islam.

L’uomo, descritto come figura di riferimento all’interno del circuito carcerario, professava un’aperta venerazione per Osama Bin Laden, fondatore di Al-Qaeda, e manifestava una ferma convinzione di essere disposto al martirio per perseguire i propri obiettivi ideologici, pianificando un attentato da compiere una volta scarcerato.

Il periodo trascorso in custodia cautelare non è stato utilizzato per un percorso di riabilitazione, bensì per coltivare e diffondere la propria visione radicale.
Attraverso una strategia di indottrinamento volta a reclutare nuovi adepti, l’indagato utilizzava canti di propaganda islamista, narrazioni di stampo mistico e citazioni esegesiate, presentate come rivelazioni divine, per influenzare il pensiero dei compagni di cella e spingerli verso l’adesione a un’interpretazione violenta della fede.

La sua retorica, carica di riferimenti all’obbligo del jihad, si configurava come un tentativo sistematico di radicalizzazione.
Le conversazioni intercettate e le testimonianze raccolte durante l’indagine hanno inoltre documentato un’apologia degli attentati perpetrati dallo Stato Islamico in Europa e un’esortazione all’uso della violenza per l’imposizione della Sharia, interpretata come legge suprema da applicare in modo coercitivo, anche attraverso il ricorso a forme di punizione estreme.
L’operazione, supportata dal nucleo regionale della polizia penitenziaria, evidenzia l’importanza di un monitoraggio costante e di un’azione preventiva mirata a contrastare la diffusione di ideologie estremiste all’interno del sistema detentivo, tutelando la sicurezza pubblica e prevenendo potenziali minacce alla sicurezza nazionale.

L’attività dimostra come il carcere, pur rappresentando un luogo di espiazione, possa, se non adeguatamente monitorato, diventare un fertile terreno per la germinazione di progetti terroristici.

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