lunedì 15 Settembre 2025
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Stradella, choc Shein: 311 licenziamenti e futuro a rischio.

La comunità industriale di Stradella, in Oltrepò Pavese, si confronta oggi con una profonda scossa: l’annuncio di un piano di cessazione dell’attività che porterà al licenziamento di 311 dipendenti a tempo indeterminato impiegati presso la struttura logistica che ospita il marchio di fast fashion cinese Shein.

La comunicazione, giunta tramite la società Fiege Logistics, gestore della logistica per conto di Shein, ha generato immediate reazioni di preoccupazione e apprensione tra i lavoratori e le rappresentanze sindacali, culminate in un incontro formale presso la Prefettura di Pavia.

Questo evento non rappresenta un episodio isolato, ma si inserisce in un contesto più ampio di riorganizzazione strategica delle filiere produttive globali, in cui la ricerca di costi operativi sempre più bassi spinge le aziende a delocalizzare la produzione in paesi con normative meno stringenti e costi del lavoro inferiori.

La scelta della Polonia, come nuova sede produttiva, testimonia questa tendenza, pur con le implicazioni sociali che ne derivano per i lavoratori del territorio italiano.

L’impatto immediato si manifesta con la perdita di 311 posti di lavoro stabili, a cui si aggiungono i 150 contratti a termine non rinnovati, amplificando la vulnerabilità di un bacino di lavoratori che si vedono privati del proprio impiego.

Le prospettive di ricollocamento appaiono limitate: solo una sessantina di dipendenti riceveranno proposte di lavoro presso magazzini situati a Stradella e Castelsangiovanni, figure insufficienti a mitigare l’impatto complessivo della chiusura.

L’amara notizia solleva interrogativi cruciali sulla responsabilità sociale delle multinazionali, sull’importanza di tutelare il lavoro dignitoso e sullo sviluppo di politiche industriali capaci di sostenere i territori e le comunità locali.

La promessa, seppur in via ipotetica, di una possibile acquisizione del sito produttivo da parte di nuovi acquirenti entro il 2026, offre una flebile speranza, ma non può lenire l’urgenza di affrontare la situazione attuale e garantire un percorso di transizione equo e supportato per i lavoratori coinvolti.

Un nuovo incontro, fissato per il 22 settembre, si preannuncia cruciale per discutere gli aspetti economici e cercare soluzioni concrete per alleviare le conseguenze di questa decisione.
La vicenda sottolinea, inoltre, la necessità di un dibattito più ampio sulla sostenibilità del modello di business del fast fashion e sull’impatto delle catene di fornitura globali sull’occupazione e sullo sviluppo locale.

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