Nella provincia di Cuneo, un’analisi decennale (2015-2024) condotta dalla Camera di Commercio rivela una significativa evoluzione nel panorama imprenditoriale, con un aumento considerevole delle imprese gestite da stranieri.
Si registra un incremento del 33,1% rispetto al 2015, portando il totale a 5.301, che rappresentano l’8,2% del tessuto economico locale – un indicatore di crescente integrazione e diversificazione.
Questo dato suggerisce non solo una maggiore apertura alla mobilità internazionale, ma anche una capacità del territorio di attrarre e valorizzare il contributo di individui provenienti da diverse culture e background professionali.
L’evoluzione non si limita alla mera quantificazione; emerge un quadro più articolato, caratterizzato da dinamiche peculiari.
Un elemento particolarmente rilevante è l’imprenditoria femminile, che si distingue per una rappresentanza significativamente più alta rispetto alla media italiana.
Le donne a capo di imprese straniere costituiscono il 23,5% del totale, un dato che sottolinea un ruolo attivo e in crescita delle immigrate nel mondo del lavoro e nell’avvio di nuove attività.
Parallelamente, si osserva un’incidenza ancora maggiore tra gli imprenditori stranieri di giovane età (20,2% contro il 9,1% degli italiani), indicando una propensione all’autoimpiego e all’innovazione particolarmente accentuata nella popolazione più giovane immigrata.
È importante notare che questa analisi si concentra su individui nati all’estero, escludendo le seconde generazioni, il che suggerisce un potenziale ancora inespresso nelle dinamiche di trasmissione dell’imprenditorialità tra le nuove generazioni.
L’aumento delle imprese straniere è stato accompagnato da una crescita ancora più marcata del numero di addetti, che nel decennio si è impennato del 53,1%.
Questo incremento riflette non solo l’espansione delle attività esistenti, ma anche la creazione di nuove opportunità di lavoro grazie all’avvio di nuove imprese.
L’aumento della forza lavoro per impresa, da 1,8 a 2,1 unità, evidenzia un’evoluzione verso modelli aziendali più strutturati e una maggiore capacità di assorbimento di personale.
In termini di forme giuridiche, si conferma una tendenza alla preferenza per le società di capitale, che hanno registrato una crescita esponenziale (+258%) rispetto alle imprese individuali (+23,8%).
Questo fenomeno potrebbe essere legato a una maggiore propensione al rischio da parte degli imprenditori stranieri o alla ricerca di maggiore protezione legale e finanziaria.
Il settore artigianale si conferma il principale motore di questo sviluppo, con oltre la metà delle imprese straniere attive in questo comparto.
Un dato significativo è anche quello relativo all’origine geografica degli imprenditori, con una prevalenza (75,2%) di provenienza da Paesi extra UE, sottolineando il ruolo cruciale dei flussi migratori provenienti da queste aree.
Le variazioni nella top ten dei Paesi di origine, con l’uscita del Brasile e l’ingresso dell’Egitto, riflettono cambiamenti più ampi nei modelli migratori globali e nelle relazioni economiche tra l’Italia e diverse aree del mondo.
La comprensione di queste dinamiche è fondamentale per sviluppare politiche di supporto all’imprenditoria straniera che tengano conto delle specifiche esigenze e potenzialità di ciascun gruppo etnico.