Un cartello funebre, una lapide improvvisata: “Ast…utò”.
La scritta, cruda e lapidaria, è un atto d’accusa, un lutto annunciato per un ideale spento.
Esposto di fronte alla sede dell’Ast di Palermo, il gesto di Davide Faraone, deputato e vicepresidente di Italia Viva, rappresenta una denuncia pubblica contro una nomina che profuma di clientelismo.
La vicenda ruota attorno all’insediamento di Luigi Genovese alla presidenza dell’Ast, un ente cruciale per lo sviluppo infrastrutturale della regione.
Faraone, affiancato dal giornalista Ismaele La Vardera, leader del movimento Controcorrente, non risparmia accuse dure alla politica siciliana, dipingendo un quadro desolante dove il merito è un concetto obsoleto, soffocato dalla logica della spartizione e del favoritismo.
L’amara ironia emerge dal contrasto tra la recente obiezione del Presidente della Regione, Renato Schifani, che negava ad Annalisa Tardino la guida dell’Autorità Portuale di Palermo per mancanza di qualifiche, e la contemporanea nomina di Genovese, anch’egli privo di un solido background professionale.
Un doppio standard che evidenzia una profonda crisi di valori e di etica pubblica.
Faraone non esita a definire questo schema di operazioni, replicato in numerosi altri casi, come un “manuale Cencelli”, un riferimento all’amministrazione pubblica in cui la logica del potere prevale sulla competenza e la trasparenza.
Tra i nominati figurano persone indagate, coinvolte in procedimenti legali, prive di esperienza amministrativa e con un passato amministrativo fallimentare, come nel caso dell’ex sindaco di Noto.
Controcorrente, movimento che si dichiara pronto a difendere principi etici e morali, sottolinea come questo fenomeno non sia un’espressione isolata, ma il riflesso della frustrazione di una Sicilia che spinge i suoi talenti a emigrare, lasciati senza il supporto politico necessario.
L’episodio della nomina della figlia dell’ex ministro Salvatore Cardinale, inserita nel gabinetto dell’assessore regionale Edy Tamajo, ne è un esempio emblematico.
La Vardera pone l’accento sull’assurdità della situazione, interrogandosi sulla presenza e sull’operato del nuovo presidente Genovese, che sembra assente dal suo ruolo.
La proposta di un disegno di legge che imponga limiti stringenti alle nomine nelle società partecipate dalla Regione, per impedire l’ingresso di figure non qualificate, testimonia l’urgenza di un cambiamento radicale.
La vicenda Ast, più che una singola nomina, simboleggia un malessere profondo che affligge la politica siciliana, un sistema che premia l’appoggio politico e la fedeltà partitica a scapito del merito e della buona amministrazione.
Un grido di denuncia che si eleva contro un modello di governance che rischia di soffocare il potenziale della Sicilia e di allontanare i suoi figli più brillanti.