Luka Modrić, il centrocampista croato del Milan, incarna un paradigma affascinante di longevità sportiva, un fenomeno che sfida le convenzioni sull’età e la decadenza atletica.
La sua recente rete, segnata a distanza di anni dalla sua irruzione nel panorama calcistico mondiale, non sorprende affatto Lamberto Boranga, medico cardiologo specializzato in medicina dello sport, ex portiere professionista di caratura internazionale.
Boranga, che vanta un curriculum sportivo prestigioso con esperienze in club come Perugia, Fiorentina e Cesena, osserva con acume la continua evoluzione dei limiti fisiologici degli atleti.
La percezione dell’età sportiva, secondo Boranga, ha subito una profonda trasformazione.
La soglia che definisce la “vecchiaia” atletica si è innalzata in modo significativo, aprendo la strada a prestazioni di altissimo livello anche in età avanzata.
La chiave di questa longevità non risiede unicamente nella cura del corpo, ma soprattutto nella vitalità mentale, dinamismo intellettuale e una costante stimolazione fisica.
L’inattività e la sedentarietà, infatti, accelerano il declino cognitivo e motorio, mentre l’esercizio regolare, anche in età avanzata, preserva la funzione cerebrale e la resilienza fisica.
Boranga, che si prepara a competere agli Europei Master di atletica a Madeira, dove affronterà prove di salto in lungo, triplo e con l’asta, incarna egli stesso questo concetto.
La sua passione per l’atletica non si limita al calcio, ma si estende a diverse discipline, dimostrando un impegno costante nella ricerca del benessere fisico e mentale.
La posizione di portiere, come quella di Gianluigi Buffon, favorisce la longevità sportiva, poiché questa figura atletica, in confronto ad altri ruoli, richiede meno sforzi fisici intensi e una maggiore capacità di gestione mentale della partita.
Un attaccante, al contrario, che necessita di esplosività, velocità e forza fisica, potrebbe avere una carriera più breve.
L’esperienza di Boranga non si limita all’analisi del caso Modrić; si tratta di una riflessione più ampia sulla capacità umana di superare i limiti imposti dalla biologia.
Il ritorno in campo, previsto per fine mese a Trevi, rappresenta un ulteriore capitolo di questa avventura, un esempio concreto di come la passione, la dedizione e l’allenamento possano sfidare il tempo.
I “dolorini” che accompagnano l’allenamento sono considerati un segnale di vitalità, un riscontro positivo di un corpo che continua a rispondere alla sfida dello sport.
Giocare a più di ottant’anni non è un’utopia, ma un obiettivo raggiungibile per chi mantiene la forma fisica e la costanza nell’allenamento, un testamento alla straordinaria capacità dell’uomo di trascendere i confini convenzionali dell’età.