La comunità di Santi Cosma e Damiano (Latina) è ancora scossa dal tragico epilogo che ha visto protagonista Paolo, un quindicenne la cui esistenza si è spezzata in circostanze gravissime.
La ricostruzione degli eventi, a partire dalle prime dichiarazioni dei familiari, sta portando alla luce un quadro inquietante di vessazioni e isolamento subito dal ragazzo, preludio alla sua drammatica scelta.
I carabinieri hanno formalmente convocato i genitori di Paolo per un interrogatorio finalizzato a raccogliere informazioni più precise e approfondite.
L’obiettivo è quello di delineare con maggiore chiarezza la dinamica del bullismo che ha perseguitato il giovane, individuando i responsabili e le modalità delle angherie.
Il fratello di Paolo ha espresso il suo dolore e la sua rabbia, sottolineando come la famiglia, pur consapevole della sofferenza del ragazzo, non abbia mai ricevuto un effettivo supporto istituzionale a seguito delle segnalazioni relative agli episodi di bullismo.
Questa mancanza di risposta, secondo quanto riferito, ha contribuito ad acuire il senso di frustrazione e solitudine provato da Paolo.
La posizione della preside dell’istituto scolastico, che ha negato di aver ricevuto denunce formali da parte dei genitori, solleva ulteriori interrogativi.
La possibilità che la sede scolastica frequentata da Paolo fosse una succursale, potenzialmente con una gestione meno centralizzata, potrebbe spiegare, ma non giustifica, questa apparente disconnessione.
Le testimonianze digitali, le conversazioni in chat di gruppo e le comunicazioni online documentano una realtà ben diversa dalle dichiarazioni ufficiali.
Numerose evidenze, tra cui annotazioni scritte e firmate da personale docente, attestano l’esistenza di atti di vessazione e comportamenti discriminatori che hanno contribuito a creare un clima di disagio e sofferenza per Paolo.
Questo tragico evento non può essere relegato a un semplice atto di bullismo isolato.
È un campanello d’allarme che invita a una profonda riflessione sul ruolo della scuola, della famiglia e della società nel contrasto a fenomeni di questa gravità.
È necessario un cambio di paradigma, che promuova una cultura della responsabilità, dell’empatia e del rispetto, in cui ogni studente si senta protetto, ascoltato e valorizzato.
L’indagine in corso dovrà fare luce non solo sulle responsabilità dirette, ma anche sulle dinamiche sistemiche che hanno permesso a questo dramma di consumarsi, e proporre soluzioni concrete per prevenire simili tragedie in futuro.
La memoria di Paolo debba servire da monito e da stimolo per un cambiamento radicale.