La decisione del Comune di Genova di rinunciare alla sperimentazione dell’utilizzo del taser da parte della polizia locale segna un punto di svolta nella gestione della sicurezza urbana e apre un dibattito più ampio sull’impiego di strumenti tecnologicamente avanzati nel contesto dell’azione di polizia.
L’assessora alla Sicurezza, Arianna Viscogliosi, ha formalizzato la posizione dell’amministrazione Salis in risposta a un’interrogazione presentata dalla consigliera del Partito Democratico, Donatella Alfonso, evidenziando l’impossibilità di proseguire un percorso iniziato nel 2022 sotto la giunta Bucci e ormai fermo dal 2024.
L’abbandono del progetto assume una rilevanza particolare nel contesto nazionale, segnato da recenti eventi tragici.
I decessi di tre uomini durante interventi delle forze dell’ordine in cui è stato utilizzato il taser hanno intensificato le preoccupazioni e interrogativi relativi all’efficacia, alla sicurezza e alle implicazioni etiche di tali dispositivi.
La vicenda di Elton Bani, il 41enne deceduto a Sant’Olcese dopo essere stato colpito da un taser utilizzato dai carabinieri, ha amplificato la sensibilità pubblica e stimolato un esame più approfondito delle procedure e dei protocolli in uso.
La mancata avvio della sperimentazione a Genova, come sottolineato dall’assessora Viscogliosi, non è un mero inconveniente burocratico, ma riflette una lacuna strutturale nel quadro normativo e regolamentare.
La legge nazionale impone requisiti stringenti per l’impiego del taser, inclusa una formazione specifica per gli operatori e l’emanazione di un regolamento comunale dettagliato.
Tale regolamento dovrebbe stabilire le modalità di utilizzo del dispositivo, ispirandosi a principi fondamentali quali la precauzione, la proporzionalità e la tutela dei diritti fondamentali.
La sua assenza ha reso impraticabile l’avvio della sperimentazione, evidenziando una dissonanza tra l’intenzione di modernizzare gli strumenti operativi della polizia e la necessità di garantire una cornice giuridica solida e trasparente.
La decisione di Genova solleva interrogativi cruciali sul ruolo della tecnologia nel contesto della sicurezza pubblica.
Se da un lato l’innovazione tecnologica può offrire strumenti efficaci per la gestione di situazioni complesse, dall’altro impone una riflessione approfondita sui rischi di escalation della forza, sull’impatto sulla dignità umana e sulla necessità di bilanciare l’efficacia operativa con il rispetto dei diritti civili.
L’abbandono del progetto taser non deve essere interpretato come un rifiuto a priori di qualsiasi strumento tecnologicamente avanzato, ma come un invito a un approccio più cauto e ponderato, che privilegi la formazione, la prevenzione e l’utilizzo di metodi di intervento non coercitivi, ove possibile.
La sicurezza urbana non si costruisce solo con dispositivi tecnologicamente avanzati, ma soprattutto con una polizia vicina alla comunità, capace di prevenire i conflitti e di costruire relazioni di fiducia.