mercoledì 17 Settembre 2025
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Spiaggia abusiva nel Varese: un danno al Parco del Ticino.

Un’incongruenza paesaggistica ha recentemente destato l’attenzione delle forze dell’ordine a Vergiate, in provincia di Varese: una spiaggia privata abusiva, configurantesi come una profonda alterazione dell’equilibrio ecologico e un’illegittima appropriazione di spazio pubblico.

L’intervento, esteso su una superficie di 1.200 metri quadrati all’interno di un’area protetta, parte integrante del Parco del Ticino, ha compromesso la naturale integrità della sponda del lago di Comabbio, precedentemente caratterizzata da una vegetazione spontanea e un accesso pubblico non strutturato.
L’indagine condotta dai Carabinieri del Nucleo Forestale ha rivelato un progetto di riqualificazione radicale del giardino di una residenza privata, volto a creare un accesso privilegiato e diretto al lago.
Questo intervento ha comportato non solo l’installazione di due cancelli carrai, ma una sistematica rimozione della copertura vegetale, comprensiva di arbusti e prato, che fungeva da barriera naturale e mitigatore dell’erosione costiera.
La superficie, precedentemente ricoperta da una biodiversa vegetazione, è stata poi stabilizzata con uno strato di ciottoli, alterandone la composizione geologica e l’idrologia locale.

L’azione del proprietario non si è limitata a una mera trasformazione estetica: ha comportato l’occupazione e la modifica abusiva di terreni di proprietà comunale e demaniale, configurando una violazione del diritto di proprietà pubblica e una compromissione del bene comune.

L’episodio solleva interrogativi sulla tutela del paesaggio, sul rispetto delle normative ambientali e sulla gestione del territorio.
Le accuse contestate al presunto responsabile includono deturpazione di bellezze naturali, danneggiamento, invasione di terreni pubblici e violazioni del Testo Unico dell’Edilizia, oltre al Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio.
L’azione conseguente ha visto l’avvio di complesse procedure di ripristino dello *status quo ante*, volte a restituire all’area la sua originaria configurazione ecologica e paesaggistica.
Parallelamente, è stata irrogata una sanzione amministrativa pecuniaria di circa 17.000 euro, un segnale di dissuasione e un riconoscimento della gravità dell’illecito commesso.

L’episodio si configura come un campanello d’allarme per la necessità di rafforzare i controlli e sensibilizzare i cittadini sull’importanza di preservare il patrimonio naturale e paesaggistico, un bene comune irrinunciabile.

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