L’Europa, pur vantando una solida expertise nella gestione e nell’ottimizzazione delle batterie, si trova a fronteggiare una competizione agguerrita nel panorama della produzione e dell’innovazione, dove l’Asia detiene ancora una posizione di preminenza.
Questa dinamica è stata recentemente evidenziata dal Prof.
Davide Raimondo, docente di Automatica all’Università di Trieste, in occasione del convegno “Batterie tra innovazione, sicurezza e sostenibilità”, organizzato dal Centro interdipartimentale Giacomo Ciamician.
Il convegno ha rappresentato un’occasione cruciale per analizzare le sfide multidimensionali che il settore dell’accumulo energetico si trova ad affrontare, spaziando da considerazioni economiche e ambientali a questioni di sicurezza e avanzamento tecnologico.
La chiave per una rivincita europea, secondo Raimondo, risiede nell’economia circolare e, in particolare, nell’ottimizzazione dei processi di riciclo.
Sebbene il volume attuale di batterie esauste sia ancora relativamente contenuto, il potenziale di sviluppo in questo ambito è enorme.
Investire in tecnologie avanzate per il recupero dei materiali preziosi e la riduzione dell’impatto ambientale del riciclo potrebbe rappresentare un’opportunità unica per creare un vantaggio competitivo sostenibile.
Questo approccio non solo contribuirebbe a ridurre la dipendenza da risorse primarie, ma anche a mitigare i rischi legati all’estrazione mineraria e alla gestione dei rifiuti.
Parallelamente, l’efficienza delle batterie rappresenta un imperativo per il settore automotive.
I tempi di ricarica devono essere drasticamente ridotti per rendere i veicoli elettrici una valida alternativa ai motori a combustione interna, superando le barriere psicologiche legate all’autonomia e alla comodità.
L’innovazione non si limita alla chimica delle celle, ma include anche lo sviluppo di infrastrutture di ricarica intelligenti e distribuite.
Un altro aspetto cruciale è l’integrazione delle batterie nelle reti elettriche.
I sistemi di accumulo offrono la possibilità di disaccoppiare la produzione di energia, spesso intermittente e legata a fonti rinnovabili come il solare e l’eolico, dal momento del consumo.
Questa “decoupling” consentirebbe una maggiore flessibilità nella gestione della rete, ottimizzando l’utilizzo delle risorse energetiche, riducendo gli sprechi e migliorando la stabilità del sistema.
La capacità di stoccaggio su larga scala potrebbe inoltre facilitare l’integrazione di fonti rinnovabili, accelerando la transizione verso un futuro energetico più sostenibile.
Il convegno ha offerto una panoramica completa delle sfide e delle opportunità del settore, con contributi provenienti da istituzioni di ricerca di prestigio internazionale, come il Politecnico di Milano e la Stanford University.
I lavori hanno affrontato temi specifici come la valutazione accurata dello stato di salute delle batterie, lo sviluppo di nuovi materiali e tecnologie di stoccaggio, e l’analisi dei rischi di incendio.
L’iniziativa si inserisce nel solco delle attività del laboratorio interdipartimentale Elisa – Energy laboratory for interdisciplinary storage applications, un’iniziativa dell’Università di Trieste volta a promuovere la ricerca e il trasferimento tecnologico nel campo dei sistemi di accumulo, con l’obiettivo di favorire la nascita di nuove imprese e di consolidare il ruolo dell’Italia come protagonista nell’innovazione energetica.
Il laboratorio si propone come piattaforma di collaborazione tra diversi dipartimenti universitari e con partner industriali, per affrontare le complesse sfide legate alla transizione energetica e alla decarbonizzazione.