giovedì 18 Settembre 2025
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Cagliari

Cagliari, stop alle bici: il Consiglio di Stato conferma il divieto e le multe

Il Consiglio di Stato ha confermato la validità di una delibera del Comune di Cagliari, sancendo la legittimità del divieto di ancorare biciclette a infrastrutture pubbliche non designate a tale scopo, con l’applicazione di sanzioni pecuniarie variabili tra 100 e 300 euro.

Questa decisione, giunta a seguito del rigetto del ricorso presentato da Fiab Cagliari, evidenzia una complessa valutazione di bilanciamento tra la promozione della mobilità ciclabile e la tutela del decoro urbano.

Lungi dall’intento di limitare le aree dove la sosta in bicicletta è consentita – un aspetto cruciale da sottolineare – la normativa si focalizza sulla salvaguardia di elementi infrastrutturali di arredo cittadino.
Si tratta di spazi pubblici come marciapiedi, piazze, parchi, scale, gallerie, portici, e recinzioni monumentali, luoghi che, in linea generale, sono già soggetti a restrizioni per la sosta di veicoli a motore.
La decisione del Consiglio di Stato pone l’accento sull’importanza di preservare l’aspetto estetico e la fruibilità di questi spazi, considerati parte integrante dell’identità urbana.
L’argomentazione centrale della sentenza risiede nella necessità di evitare un’imposizione indiscriminata che pregiudicasse l’armonia visiva e la funzionalità degli spazi pubblici.

L’ancoraggio indiscriminato di biciclette può generare un impatto visivo negativo, ostacolare la circolazione pedonale e compromettere l’accessibilità a monumenti e servizi.

La decisione non si pone, quindi, in contrasto con la promozione della mobilità sostenibile, ma piuttosto come un atto di gestione razionale dello spazio pubblico, volto a conciliare le diverse esigenze della collettività.

Un punto rilevante sollevato dal ricorrente riguardava la presunta disparità di trattamento tra ciclisti, utenti deboli nella mobilità, e automobilisti, utenti forti.

Il Consiglio di Stato ha respinto tale argomentazione, sottolineando come la comparazione sia legittima solo in presenza di situazioni omogenee, cosa che non si verifica nel caso specifico.
Le modalità di utilizzo dello spazio pubblico da parte di biciclette e automobili presentano caratteristiche intrinsecamente diverse, giustificando, di fatto, differenti regolamentazioni.

Inoltre, il ricorso ha contestato una presunta iniquità rispetto alla regolamentazione dei monopattini.
Tale dogmatica è stata dichiarata infondata, mancando la prova di una disparità effettiva.
Infine, l’asserita contraddittorietà tra la normativa comunale e gli obiettivi del Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS) è stata giudicata non condivisibile.

La definizione delle politiche urbanistiche e la loro implementazione rientrano nella sfera di discrezionalità dell’amministrazione comunale, escludendo la possibilità di un intervento giudiziario sostitutivo.

La decisione del Consiglio di Stato ribadisce, pertanto, il potere dell’amministrazione di valutare, con autonomia, le scelte di pianificazione urbana, nel rispetto dei principi fondamentali di legalità e proporzionalità.

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