Un’Intrusione Volumetrica a Porto Pino: Preoccupazioni Ambientali e la Necessità di una Pianificazione AggiornataUn’operazione di edificazione che prevede l’introduzione di 4.000 metri cubi di volumetria destinati all’uso turistico nel litorale di Porto Pino, in particolare nella spiaggia dei Francesi a Sant’Anna Arresi, sta sollevando forti perplessità e interrogativi all’interno della comunità ambientalista.
Il Gruppo d’intervento giuridico (Grig) ha attivato un’azione formale, presentando un accesso civico e una richiesta di informazioni ambientali, con l’obiettivo di stimolare l’adozione di misure precauzionali e di contrasto.
L’iniziativa coinvolge un ampio spettro di enti istituzionali, dal Ministero della Cultura al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, passando per la Regione, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Cagliari, il Comune di Sant’Anna Arresi e il Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale.
L’area in questione, di straordinaria importanza ecologica, è sottoposta a rigidi vincoli paesaggistici regionali ed è parte integrante della Zona Speciale di Conservazione (Zsc) “Promontorio, dune e zona umida di Porto Pino”.
Questa designazione, conforme alla direttiva europea sulla salvaguardia degli habitat naturali, della fauna e della flora, sottolinea il valore intrinseco di questo ambiente fragile e la necessità di una protezione rigorosa.
La biodiversità che caratterizza il litorale, con la sua complessa rete di dune, stagni costieri e specie vegetali e faunistiche uniche, è in equilibrio delicato e vulnerabile a qualsiasi intervento antropico non attentamente valutato.
Un elemento cruciale che alimenta le preoccupazioni degli ambientalisti è la obsolescenza dello strumento urbanistico attualmente in vigore a Sant’Anna Arresi: un Piano Regolatore Generale (PRG) risalente al 1976.
Questo documento, datato e inadeguato per affrontare le sfide contemporanee di sostenibilità e tutela ambientale, contrasta nettamente con le previsioni del Piano Paesaggistico Regionale (PPR) vigente, che invece stabilisce prescrizioni inderogabili per le aree sottoposte a vincoli ambientali.
La giurisprudenza amministrativa ha più volte ribadito la prevalenza del Ppr in questi casi, indicando che qualsiasi previsione urbanistica contrastante è da considerarsi inapplicabile.
In altre parole, l’incompatibilità tra il vecchio PRG e le normative ambientali attuali crea una pericolosa situazione di potenziale conflitto.
La richiesta di inibizione di qualsiasi trasformazione edilizia del territorio da parte degli ambientalisti non è un atto arbitrario, ma una conseguenza logica della necessità di preservare l’integrità dell’ecosistema.
L’introduzione di 4.000 metri cubi di volumetria, anche se presentata come destinata al turismo, rischia di alterare significativamente la morfologia del paesaggio, compromettere la funzionalità ecologica delle dune e degli stagni costieri, e impattare negativamente sulla fauna e sulla flora locali.
Oltre all’inibizione immediata degli interventi, gli ambientalisti sottolineano l’urgenza di un aggiornamento del piano urbanistico comunale.
Un nuovo strumento di pianificazione, coerente con le normative ambientali vigenti e orientato verso uno sviluppo sostenibile, è fondamentale per garantire la protezione del litorale di Porto Pino e per promuovere un turismo responsabile, in grado di valorizzare il patrimonio naturale e culturale del territorio senza comprometterne l’integrità.
La questione sollevata non è quindi solo una disputa tecnica, ma una sfida culturale che richiede un ripensamento profondo del rapporto tra sviluppo economico e tutela ambientale.