La questione della partecipazione degli atleti israeliani alle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 è stata oggetto di recente chiarimento da parte del Comitato Olimpico Internazionale (CIO), attraverso le parole del direttore esecutivo Christophe Dubi.
La risposta, offerta durante la conferenza stampa del Comitato Organizzatore, sottolinea una distinzione cruciale rispetto alla situazione che coinvolge Russia e Bielorussia, la cui partecipazione è attualmente sotto esame in vista dei Giochi di Parigi 2024.
Dubi ha esplicitamente affermato che la partecipazione degli atleti israeliani è disciplinata da principi differenti, radicati nella complessità del contesto israelo-palestinese.
A differenza di altri casi, dove si affrontano questioni di sanzioni e restrizioni a livello nazionale, la situazione israelo-palestinese si caratterizza per l’esistenza di due Comitati Olimpici Nazionali (CON) distinti, entrambi riconosciuti e operanti in conformità con i principi fondamentali sanciti dalla Carta Olimpica.
Questa duplice appartenenza evidenzia una peculiarità che trascende le semplici dinamiche di conflitto geopolitico.
La Carta Olimpica, pilastro dell’etica sportiva, promuove l’inclusione e la partecipazione di tutti gli atleti, indipendentemente dalla loro nazionalità o provenienza.
Il CIO, in quanto garante di tale principio, si trova a gestire un quadro delicato, volto a preservare l’integrità del movimento olimpico e a garantire che lo sport rimanga un terreno di incontro e di potenziale dialogo, anche in contesti segnati da tensioni profonde.
La distinzione operata dal CIO non implica una mancanza di sensibilità verso le sofferenze e le difficoltà che affliggono il popolo palestinese.
Piuttosto, riflette la necessità di applicare i principi olimpici in maniera coerente e imparziale, evitando che la sfera sportiva diventi un mero strumento di espressione di posizioni politiche.
Il CIO, pur mantenendo un approccio indipendente, è consapevole della necessità di monitorare costantemente la situazione e di adattare le proprie decisioni in base all’evoluzione degli eventi, sempre nel rispetto della sua missione principale: promuovere lo sport come strumento di pace e comprensione tra le nazioni.
La gestione di questa delicata questione testimonia la complessità del ruolo del CIO, chiamato a bilanciare l’etica sportiva con le pressioni geopolitiche e le sensibilità internazionali.