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Ariston e l’eredità Merloni: un modello di sviluppo sostenibile.

Il caso Ariston, erede diretta del gruppo Merloni, testimonia con forza come la competitività industriale non debba necessariamente condurre alla desertificazione del territorio né imporre scelte di delocalizzazione.

Questa constatazione, sollevata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante un evento commemorativo del centenario di Francesco Merloni, figura di spicco dell’imprenditoria italiana, deceduto all’età di 99 anni, offre spunti di riflessione cruciali per il futuro del nostro sistema produttivo.
Mattarella ha sottolineato come la valorizzazione del territorio, l’ancoraggio alle competenze locali e la centralità delle persone rappresentino elementi imprescindibili per il successo aziendale, un concetto che si ritrova nel “quarto capitalismo” teorizzato da Francesco Merloni, un modello che integra una visione economica dinamica con una profonda responsabilità sociale.
Questo approccio, lungi dall’essere un’anomalia, si configura come un fattore chiave per lo sviluppo delle aree interne, spesso trascurate dalle logiche di crescita più diffuse.

La storia della famiglia Merloni incarna questo impegno.
Fin dalle origini, con Aristide, che abbandonò il Piemonte per fondare un’azienda specializzata nella produzione di bilance, la visione è stata quella di generare opportunità di crescita in aree marginali.

Nel secondo dopoguerra, Francesco Merloni giocò un ruolo determinante nell’evoluzione del mercato italiano, contribuendo in maniera significativa alla diffusione degli elettrodomestici, simboli di un benessere diffuso che ha caratterizzato gli anni ’60 e ’70.

Questa iniziativa non si limitò alla produzione, ma si tradusse in una reale trasformazione sociale ed economica per le comunità locali, creando occupazione e promuovendo l’innovazione.
L’eredità di Francesco Merloni, dunque, rappresenta un monito e un esempio: la prosperità industriale non è incompatibile con la salvaguardia del territorio e con la creazione di un modello di sviluppo sostenibile, radicato nelle specificità culturali e produttive di ogni comunità.

Riconoscere il valore del “locale”, investire nelle competenze delle persone e favorire la creazione di un ecosistema industriale solido e resiliente sono le chiavi per affrontare le sfide del futuro e garantire un futuro prospero per l’Italia.

Il caso Ariston, come testimonianza tangibile di questo approccio, conferma la validità di un modello che pone al centro le persone e il territorio, dimostrando che la competitività può e deve essere un motore di sviluppo inclusivo e duraturo.

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