Robert Redford, figura iconica del cinema americano, si è spento serenamente nella sua residenza di Provo, nello Utah, all’età di 89 anni.
La notizia del suo decesso ha scosso il mondo dello spettacolo, segnando la fine di un’era e la perdita di un artista poliedrico che ha saputo incarnare il fascino dell’eleganza, dell’impegno civile e della ricerca estetica.
Redford non fu semplicemente un attore carismatico, capace di conquistare il pubblico con il suo sguardo penetrante e la sua presenza scenica magnetica.
Egli fu un vero e proprio architetto del cinema, un intellettuale impegnato che ha ridefinito i confini del genere western e ha promosso il cinema indipendente americano.
La sua carriera, durata oltre sei decenni, è costellata di interpretazioni memorabili e di opere che hanno lasciato un segno indelebile nella cultura popolare.
L’ascesa di Redford fu fulminante.
La sua interpretazione in *Butch Cassidy and the Sundance Kid* (1969), co-protagonista con Paul Newman, lo consacrò come sex symbol e divo di fama internazionale.
Il film, diretto da George Roy Hill, fu un successo di critica e di pubblico, celebrando il mito del fuorilegge romantico e segnando l’inizio di una straordinaria collaborazione tra attore e regista.
Tuttavia, Redford non si accontentò di essere un volto celebre.
Animato da una profonda passione per la regia, fondò la Sundance Institute, un’istituzione cruciale per lo sviluppo del cinema indipendente americano.
Attraverso il Sundance Film Festival, ha offerto una piattaforma vitale per la scoperta e la promozione di nuovi talenti e opere innovative, contribuendo significativamente alla diversificazione del panorama cinematografico.
La sua versatilità attoriale si è manifestata in una vasta gamma di ruoli, spaziando dal dramma storico alla commedia agrodolce, dal thriller politico al dramma romantico.
*The Candidate* (1972), un acuto ritratto della politica americana, gli valse la nomination all’Oscar come miglior attore.
*All the President’s Men* (1976), un film teso e avvincente basato sul caso Watergate, testimoniò la sua capacità di interpretare ruoli complessi e di esplorare temi di rilevanza sociale.
*Out of Africa* (1985), un’epopea romantica ambientata nella Kenya coloniale, gli valse il premio Oscar alla miglior regia, consacrandolo come uno dei registi più talentuosi della sua generazione.
Oltre ai successi commerciali, Redford ha sempre coltivato un profondo interesse per il cinema d’autore e per le opere socialmente impegnate.
Ha collaborato con registi di spicco come Sydney Pollack, Miloš Forman e Barry Levinson, dimostrando una costante ricerca di qualità e di originalità.
La sua eredità va oltre i film e i premi.
Redford ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo dello spettacolo, ispirando generazioni di attori e registi con la sua passione, il suo talento e il suo impegno civile.
La sua scomparsa rappresenta una perdita incommensurabile per la cultura americana e per il cinema mondiale.
Il suo nome rimarrà per sempre legato a un’epoca d’oro del cinema, un’epoca di innovazione, di coraggio e di profonda umanità.