Partire subito con progetti di promozione del territorio dei Cinque Laghi della Collina morenica di Ivrea. È la richiesta di Coldiretti Torino per la salvaguardia dell’ambiente e delle produzioni agricole di una delle aree meglio conservate del Canavese anche senza l’istituzione di un parco.
Il lago Sirio, il lago San Michele, il lago Pistono, il lago di Cascinette, il lago Nero, le Terre Ballerine fanno già parte della Rete Natura 2000 come Sic, Sito di importanza comunitaria, dove la caccia è vietata ma dove le specie incompatibili con l’agricoltura, a partire dal cinghiale, vengono gestite per ridurre i danni. Inoltre, i laghi sono collegati tra loro attraverso una rete sentieristica utilizzata da migliaia di appassionati di trekking e da una viabilità locale molto apprezzata dal cicloturismo mentre, da sempre, i laghi attirano anche gli appassionati di pesca sportiva.
«Insistere sulla creazione del Parco a gestione provinciale – afferma il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici – Vuol dire soltanto puntare a creare nuova burocrazia e ritardare il rilancio agricolo e turistico di questo spazio tra i comuni di Ivrea, Montando Dora, Cascinette, Chiaverano, Borgofranco, Burolo. Un ritardo che rischia di fare perdere importanti occasioni di finanziamento attraverso bandi per le aree interne, bandi del PSR, bandi per lo sviluppo sostenibile che saranno varati nei prossimi mesi ad attuazione del PNRR».
Coldiretti Torino chiede di continuare il dialogo aperto con le amministrazioni pubbliche per il rilancio delle produzioni tipiche, della gestione boschiva, dell’incentivazione alle imprese agrituristiche. «L’istituzione di un nuovo parco è un’idea vecchia, figlia di una visione di aree protette a conservazione assoluta che appartiene a un’epoca in cui non si guardava ai territori come laboratori di sviluppo sostenibile. Abbiamo perso troppo tempo. Proseguire nel progetto dell’inutile parco vorrebbe dire: attendere l’approvazione della legge istitutiva da parte del Consiglio regionale; aspettare la presa in carico da parte dell’Amministrazione metropolitana; attendere il varo di un piano di gestione dell’area protetta con annessa valutazione di incidenza. Avremmo il nuovo soggetto inutile soltanto tra 3-4 anni. Tempi lunghi, spesi inutilmente per creare quello che c’è già: un territorio agronaturale vocato al turismo dolce; un turismo che ricerca benessere, prodotti enogastronomici, soggiorni in agriturismi. Non c’è bisogno di spendere soldi per una sede di un parco e per il funzionamento di un parco; le risorse spendiamole per progetti che coinvolgano, da subito, amministrazioni e imprese agricole».
Coldiretti Torino è preoccupata che le lungaggini dell’istituzione del Parco regalino nuova burocrazia, nuovi vincoli inutili (quelli utili ci sono già) che porterebbero a un vuoto nella gestione dei cinghiali e alla perdita di occasioni di finanziamento per la promozione del territorio. «Sappiamo cosa vuol dire avere un nuovo parco provinciale. La Città metropolitana è già assegnataria di ben 8 aree protette (Colle del Lys, Conca Cialancia, Lago di Candia, Tre Denti e monte Freidour, Rocca di Cavour, Monti Pelati, Lago Borello di Oulx dove la vigilanza è quasi inesistente per la mancanza di personale; dove i progetti per lo sviluppo sostenibile e per le produzioni agricole locali sono del tutto episodici quando non mancano del tutto; dove la gestione dei cinghiali è solo sulla carta. Questi piccoli parchi hanno aggiunto soltanto divieti e burocrazia e non hanno portato nemmeno a un rafforzamento della vigilanza da parte di una Città metropolitana che non dispone di sufficienti piante organiche e non riesce a utilizzare al meglio le Guardie ecologiche volontarie. Per Coldiretti Torino la strada non è il nuovo parco ma un tavolo operativo per una progettazione partecipata a favore del territorio a partire dalle produzioni agroalimentari a filiera corta e dal turismo sostenibile».