Il debutto de *Il barbiere di Siviglia* di Gioacchino Rossini al Teatro Massimo di Palermo ha scatenato un’ovazione immediata, sei minuti di applausi che hanno salutato una produzione innovativa nel rispetto della tradizione.
La direzione di Riccardo Bisatti, giovanissimo e già segno di grande maturità musicale, ha saputo infondere all’orchestra un’energia vibrante, esaltando l’inconfondibile spirito dirompente dell’ouverture.
Quest’ultima, lungi dall’essere un mero prologo, si configura in questa regia come un vero e proprio atto preparatorio, con i personaggi che, anticipando le dinamiche successive, irrompono in scena, rompendo la quarta parete e preannunciando una commedia di inganni e travestimenti.
La scenografia di Serena Rocco, con i suoi palazzi dalle pareti candide e gli alberi di arancio che evocano Siviglia, crea un’atmosfera rarefatta, quasi onirica, che contrasta con la frenesia e la comicità della trama.
La regia di Stefania Bonfadelli, pur mantenendo un approccio fedele al libretto di Cesare Sterbini, tratto a sua volta dall’opera di Beaumarchais, introduce elementi di modernità interpretativa, sottolineando la carica satirica e la sottile amarezza che permeano l’opera.
La narrazione si fa più immediata, con un ritmo incalzante che cattura lo spettatore sin dalle prime battute.
Il cast, un vero e proprio concentrato di talento, brilla per la sua interpretazione.
Mattia Olivieri, Figaro in bicicletta – un tocco scenico originale e azzeccato – incarna l’astuzia e l’abilità del servo pronto a tutto per aiutare il Conte Almaviva.
La sua presenza scenica è dirompente, la sua comicità contagiosa, e si rivela un perfetto complemento al Don Bartolo magistralmente interpretato da Vincenzo Taormina, un personaggio ricco di sfumature, tra l’arrogante e il ridicolo.
Ruzil Gatin, nei panni del Conte, dona al ruolo una nobiltà unita a una malinconica disillusione, mentre Maria Kataeva, Rosina, esprime con voce e interpretazione la forza e l’intelligenza del personaggio.
Simon Orfila, nel ruolo di Don Basilio, è l’incarnazione della perfidia e dell’opportunismo.
Valeria Donata Bettella firma costumi di squisita fattura, che contribuiscono a creare un’atmosfera da fiaba, pur senza rinunciare alla verosimiglianza storica.
L’attenzione ai dettagli, la ricercatezza dei tessuti e la cura delle linee esaltano la comicità dei personaggi, rivelando al contempo una sottile vena di malinconia, un’eco di critica sociale che risuona ancora oggi.
Il coro, sapientemente diretto da Salvatore Punturo, amplifica l’energia dello spettacolo, contribuendo a creare un’esperienza teatrale coinvolgente e memorabile, che conferma *Il barbiere di Siviglia* come un capolavoro immortale della commedia lirica.