giovedì 18 Settembre 2025
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Un Cammino tra le Cicatrici: Barchi e le Terre del Sisma

Un Viaggio a Piedi tra Memorie Sismiche: Valerio Barchi e il Cammino nelle Terre MutateIl paesaggio, segnato da cicatrici profonde, si dispiega sotto un cielo mutevole.

Case scheletriche, come relitti di un passato recente, si stagliano contro vallate che, pur aprendosi, conservano l’eco di salite vertiginose.
Piazze, un tempo fulcro di vita sociale, ora risuonano di un silenzio assordante.

Per quattordici giorni e oltre duecento cinquanta chilometri, il fumettista romano Valerio Barchi ha intrapreso un pellegrinaggio a piedi lungo il ‘Cammino nelle Terre Mutate’, un percorso che incrocia la storia di dolore e resilienza di comunità colpite dal terremoto, da Fabriano fino all’Aquila, due città simbolo della devastazione.
L’arrivo all’Aquila, previsto a breve, segnerà la conclusione di un’esperienza destinata a trasformarsi in un’opera fumettistica nel 2026, in concomitanza con il decennale del sisma che ha sconvolto il Centro Italia.
L’itinerario, un intreccio di fatica fisica e osservazione acuta, è stato accompagnato da un taccuino di schizzi, l’affidabile Wikiloc per la tracciatura e scarpe consumate dall’impegno del terreno.

Non si tratta di una semplice documentazione paesaggistica, ma di un’immersione profonda nelle vite di coloro che hanno subito le ferite del terremoto.

“Cerco di abbandonare le aspettative,” rivela Barchi, “lasciandomi sorprendere dai luoghi e dalle persone che incontro.

Solo così, lentamente, le scene si compongono e prendono forma, rivelando una narrazione più ampia.
“L’artista ha attraversato luoghi emblematici come Castelluccio di Norcia, un borgo sospeso tra cielo e terra, Arquata del Tronto, Accumoli e Amatrice, percorrendo una media di venti chilometri al giorno.
Prima di raggiungere l’Aquila, un’ultima sosta a Collebrincioni, una frazione che anticipa l’impatto della città capoluogo.
L’ingombro del materiale artistico, inizialmente previsto, si è rivelato un ostacolo inaspettato.

“Dovevo scegliere tra disegnare e proteggere le ginocchia,” spiega Barchi, costretto a rinunciare temporaneamente all’uso dei colori, limitandosi a schizzi rapidi e appunti.

Questi, costituiscono la base per le tavole che verranno realizzate al rientro.

Amatrice, con le sue macerie che contrastano con la tenacia delle comunità e delle associazioni che ne preservano la memoria, ha lasciato un’impressione indelebile.
“È come una brace sotto la cenere,” riflette Barchi, “la vita che si riaccende nonostante tutto.

“Le soste lungo il percorso non sono semplici pause, ma momenti di ascolto e di scambio.

A Matelica, Camerino, Norcia, e nelle aree più colpite del reatino, Barchi raccoglie storie non preconfezionate, ma filtrate attraverso l’attenzione di chi osserva e comprende.
“Dovrò ancora trovare il filo conduttore,” confessa, “forse lo troverò proprio nell’ultima tappa, entrando all’Aquila.
“Valerio Barchi, nato a Roma nel 1985, ha trascorso quattordici anni all’estero, lavorando in diverse occupazioni, dall’esperienza come postino in Olanda all’arte di strada a Taiwan.
Rientrato in Italia, ha scelto l’acquerello come mezzo espressivo per raccontare i suoi viaggi, dando vita a opere come ‘Ginostra’, ‘Bona Via!’, ‘Fogarina’, ‘Fango’ e ‘Agata fuori le mura’.

L’esperienza del Cammino nelle Terre Mutate si inserisce in una tradizione già consolidata, come testimonia ‘Bona Via!’, il fumetto dedicato alla Via Francigena, dove storia, incontri e paesaggi si fondono in un racconto visivo.

Questa nuova avventura è nata da un laboratorio universitario dedicato alla progettazione sociale, che ha voluto porre al centro la memoria delle comunità terremotate.
“So poco del terremoto dell’Aquila, perché ero in India all’epoca,” ammette Barchi.
“Conosco la Casa dello Studente, i crolli, la basilica, ma non la quotidianità segnata dal sisma negli anni successivi.

Sono qui per capirlo, per guardare con i miei occhi e disegnare con le mie dita.

” Il progetto si configura quindi come un atto di testimonianza, un tentativo di ricostruire, attraverso l’arte, un pezzo di memoria collettiva.

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