venerdì 19 Settembre 2025
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Perugia, Finanza al lavoro: inchiesta su appalti e corruzione

Un’articolata operazione della Guardia di Finanza di Perugia ha portato all’esecuzione di cinque misure cautelari personali, innescata da una complessa indagine che coinvolge il Consorzio Bonifica Val di Chiana Romana e Val di Paglia e la Provincia di Perugia.

Le accuse, formulate dalla Procura della Repubblica, spaziano dalla corruzione alla manipolazione dolosa di documenti ideologici, fino alla turbativa d’asta, configurando un quadro di illeciti che si sarebbero protratti nel tempo, intaccando la trasparenza e la legalità nell’aggiudicazione di lavori pubblici.

L’inchiesta, inizialmente scaturita da una denuncia sporta da un professionista vittima di tentativi di estorsione – una richiesta di denaro in cambio della promessa di un incarico di progettazione da parte della Provincia – ha portato gli investigatori a ricostruire un sistema potenzialmente strutturato.
Il nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza è stato incaricato di condurre indagini approfondite, che hanno rivelato elementi indicativi di accordi illeciti.

Questi accordi, pur mantenendo apparentemente la conformità ai requisiti normativi stabiliti per le gare d’appalto, avrebbero in realtà permesso di eludere le disposizioni legislative vigenti, consentendo l’aggiudicazione illegittima di lavori pubblici.

Due funzionari pubblici – uno appartenente al Consorzio di Bonifica (con sede in Siena) e l’altro alla Provincia di Perugia – sono stati posti agli arresti domiciliari, unitamente all’amministratore di una società a responsabilità limitata con sede a Città della Pieve e residente a Chiusi.
Un geometra residente a Ficulle (Terni) è stato sottoposto all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, mentre il titolare di una ditta individuale con sede a Perugia si è visto imporre un divieto temporaneo di contrattare con la pubblica amministrazione.

L’indagine, inizialmente coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Petrazzini e attualmente guidata dal procuratore Raffaele Cantone, si è concentrata su appalti di modesta entità, ma l’ampiezza delle accuse e la complessità del sistema ricostruito suggeriscono la possibilità di ulteriori sviluppi e la verifica di una rete più estesa di relazioni illecite.

È importante sottolineare che, almeno in questa fase delle indagini, il coinvolgimento non sembra estendersi al livello politico, ma si concentra sull’ambito amministrativo e sulla condotta di alcuni funzionari pubblici.
La vicenda solleva interrogativi cruciali sulla corretta applicazione delle procedure di appalto, sulla necessità di rafforzare i controlli interni e sulla tutela dell’interesse pubblico nella gestione dei lavori pubblici.
Il processo penale, ora in corso, dovrà accertare la sussistenza dei reati contestati e accertare la responsabilità di ciascun indagato.

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