Un episodio di grave violenza ha scosso la comunità di Ventimiglia, ponendo in luce le delicate dinamiche che spesso si celano all’interno delle strutture di accoglienza per minori stranieri non accompagnati.
Un ragazzo tunisino, minorenne e privo di accompagnamento familiare, è stato fermato dalle forze dell’ordine con l’ipotesi di reato di tentato omicidio pluripregresso, in seguito ad un’aggressione armata avvenuta all’interno di una struttura di accoglienza situata in via Dante.
L’incidente, verificatosi nella mattinata del 17 settembre, ha coinvolto il giovane e altri due coetanei, originari presumibilmente di diversa nazionalità.
L’aggressione, avvenuta in un contesto di evidenti tensioni preesistenti, ha visto il minore protagonista scagliarsi ripetutamente contro gli altri due, utilizzando una lama affilata.
Le conseguenze fisiche per le vittime sono state significative: uno dei ragazzi ha subito ferite al costato e alle braccia, richiedendo un intervento medico con undici punti di sutura e una prognosi di dieci giorni; l’altro ha riportato una lesione alla palpebra, un trauma particolarmente delicato che ha evitato di colpo solo di pochi millimetri l’integrità dell’occhio, con una conseguente necessità di medicazione e una prognosi di sette giorni.
Secondo le prime ricostruzioni investigative, le radici della violenza affondano in una disputa finanziaria passata, presumibilmente legata ad una sottrazione di denaro che aveva innescato una spirale di rancore e risentimento tra i tre giovani.
La lama utilizzata, priva di manico, è stata prontamente recuperata e sequestrata dalla polizia, al fine di garantire la sicurezza e la disponibilità per le indagini.
L’evento solleva interrogativi complessi riguardo la gestione delle dinamiche relazionali all’interno di queste strutture, spesso caratterizzate da un’alta densità di minori provenienti da contesti differenti, con storie di vita traumatiche e spesso segnate dalla marginalità sociale.
La collocazione del presunto aggressore in una comunità situata fuori provincia, a Imperia, mira a garantire la sua presa in carico specialistica e a prevenire ulteriori episodi di violenza, ma non può eludere la necessità di una riflessione più ampia sulle strategie di prevenzione e di mediazione necessarie per favorire un clima di convivenza pacifica e costruttiva all’interno di questi fragili contesti di accoglienza.
Si rende necessario un approccio multidisciplinare, che coinvolga operatori sociali, psicologi e mediatori culturali, al fine di comprendere le cause profonde della violenza e di offrire ai minori strumenti adeguati per la gestione dei conflitti e lo sviluppo di relazioni positive.
L’episodio, tragicamente, richiama l’urgenza di investire in percorsi di integrazione e di sostegno psicologico, non solo per i minori coinvolti, ma per l’intera comunità accogliente, promuovendo un modello di accoglienza basato sulla sicurezza, la dignità e l’inclusione.







