L’auspicio di una riforma strutturale del ruolo e dei poteri del Presidente del Consiglio, potenzialmente culminante entro la conclusione del mandato parlamentare in atto, rappresenta un punto cruciale per il futuro assetto istituzionale del Paese.
Questa operazione, definita non a caso “riforma delle riforme,” mira a restituire al corpo elettorale un controllo più diretto e consapevole sulla composizione e la stabilità dell’esecutivo.
Il nodo centrale ruota attorno alla necessità di superare la prassi, spesso percepita come forzata e poco trasparente, che porta alla formazione di governi di larghe intese o di coalizioni eterogenee, le cui fondamenta sono talvolta fragili e i cui programmi, compromessi nel percorso, rischiano di disattendere le aspettative dei votanti.
Si tratta di un problema intrinseco al sistema politico italiano, che storicamente ha favorito l’emergere di governi “di ammucchiate,” frutto di equilibri precari e compromessi ideologici spesso incompatibili.
La riforma del premierato, in questa prospettiva, non è semplicemente una questione tecnica, ma una questione di legittimità democratica.
Offre la possibilità di instaurare un legame più solido tra l’elettore e il capo del governo, garantendo una maggiore prevedibilità e responsabilità dell’azione politica.
In un contesto caratterizzato da crescenti disaffezioni e scetticismo nei confronti delle istituzioni, un sistema che conferisca al Presidente del Consiglio una maggiore stabilità e un mandato più chiaro potrebbe contribuire a rafforzare la fiducia dei cittadini nella politica.
Tuttavia, l’implementazione di una riforma di tale portata solleva interrogativi complessi.
È fondamentale definire con precisione i poteri e le responsabilità del Presidente del Consiglio, evitando di creare una figura troppo potente che possa minare l’equilibrio dei poteri e compromettere il ruolo del Parlamento.
Occorre anche considerare l’impatto della riforma sulla composizione delle coalizioni governative e sulla stabilità del sistema politico nel suo complesso.
Una riforma mal concepita potrebbe, paradossalmente, aggravare i problemi che si intende risolvere, creando nuove fonti di instabilità e incertezza.
La discussione, come testimoniato dall’intervento del Presidente del Senato Ignazio La Russa durante l’evento “Portofino Talk”, è aperta e urgente.
Richiede un confronto ampio e costruttivo, che coinvolga tutte le forze politiche e la società civile, al fine di individuare la soluzione più adeguata per garantire un sistema politico più efficiente, trasparente e rispondente alle esigenze dei cittadini.
La sfida è complessa, ma la posta in gioco – il futuro della democrazia italiana – è troppo alta per rinunciare a perseguire un cambiamento significativo.