La crescente pressione demografica esercitata dai minori stranieri non accompagnati (MSNA) sta mettendo a dura prova la resilienza e la sostenibilità dei Comuni di confine, configurando una vera e propria emergenza gestionale ed economica.
I sindaci di Gorizia, Trieste, Udine, Pordenone, Cividale del Friuli e Monfalcone, in un atto unitario di richiesta di intervento, hanno formalizzato un documento indirizzato alle massime autorità nazionali e regionali, evidenziando una situazione insostenibile che rischia di compromettere il funzionamento stesso degli enti locali.
L’esigenza di un ripensamento radicale delle politiche di accoglienza e gestione dei MSNA emerge con forza, a partire dalla problematica dei rimborsi.
I Comuni, in prima linea nell’assistenza di questi minori, si trovano a fronteggiare ritardi e, in molti casi, la mancata erogazione delle somme spettanti per le spese di accoglienza sostenute.
Il debito accumulato, quantificabile in decine di milioni di euro complessivi (Trieste con 22 milioni, Gorizia con 4, Udine con oltre 3, Pordenone con circa 3, Cividale con quasi 2,5 e Monfalcone con 600.000 euro), sta generando squilibri finanziari significativi, limitando la capacità degli enti di investire in servizi essenziali per la comunità.
Questa situazione non è semplicemente una questione di contabilità, ma riflette un profondo disagio strutturale nella capacità dello Stato di adempiere ai propri obblighi nei confronti dei minori vulnerabili.
Oltre alle difficoltà economiche, i sindaci sottolineano la crescente inefficienza nella gestione dei collocamenti.
La ricerca di comunità socioeducative disponibili si è rivelata sempre più ardua, a testimonianza di una carenza di risorse e di una difficoltà nel garantire un’accoglienza adeguata e continuativa.
Si rende quindi urgente l’attivazione di un tavolo tecnico a livello nazionale, con l’obiettivo di semplificare e modernizzare il quadro normativo, superando le rigidità attuali e favorendo un approccio più flessibile e orientato ai risultati.
La proposta chiave formulata dai sindaci è un trasferimento della responsabilità principale della presa in carico dei MSNA dallo Stato centrale (attraverso le Prefetture) ai Comuni.
Tale manovra si giustifica con la constatazione che i Comuni, soprattutto quelli situati in aree di frontiera e costantemente sollecitati, si trovano in condizioni di oggettiva impossibilità di gestire autonomamente un flusso migratorio complesso e in continua evoluzione.
Si auspica, dunque, la creazione di una rete di coordinamento interistituzionale a livello regionale per garantire una gestione più efficace e integrata dei servizi, promuovendo la collaborazione tra Comuni, Prefetture, Regioni e altri soggetti coinvolti.
Questo approccio sistemico è cruciale per evitare frammentazioni e duplicazioni di sforzi, ottimizzando l’utilizzo delle risorse disponibili e garantendo una risposta più tempestiva ed efficace ai bisogni dei minori.
L’obiettivo finale è quello di garantire il rispetto dei diritti fondamentali dei MSNA, promuovendo la loro integrazione sociale e la loro piena partecipazione alla vita della comunità.