sabato 20 Settembre 2025
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Bologna, appalto impronta verde: la Corte dei Conti alza il velo

La vicenda relativa all’incarico conferito a uno studio di architettura per la definizione di una strategia paesaggistica “impronta verde” nel territorio comunale di Bologna solleva interrogativi significativi sulla correttezza delle procedure amministrative e sulla gestione delle risorse pubbliche.

La Corte dei Conti dell’Emilia-Romagna, con una decisione che anticipa un quadro di potenziali ripercussioni legali e amministrative, ha dichiarato illegittima la procedura di appalto risalente a marzo 2023.
La sentenza, presieduta da Marcovalerio Pozzato e redatta da Alberto Rigoni, non si limita a contestare la forma dell’atto, ma ne mette in discussione la sostanza, interpretandolo come una forma elusiva di collaborazione esterna.

I giudici contabili hanno evidenziato una carenza strutturale: l’assenza dei presupposti che giustificherebbero l’esternalizzazione di un servizio, ovvero l’impossibilità di avvalersi di personale interno all’amministrazione.

Parallelamente, la procedura adottata non ha rispettato il principio fondamentale della comparazione, che impone una selezione basata su criteri oggettivi e trasparenti tra diversi potenziali fornitori.
Questo aspetto è cruciale per garantire la massima economicità e l’ottimale allocazione delle risorse.
La decisione della Corte dei Conti è particolarmente grave anche per la mancata acquisizione del parere obbligatorio dei revisori dei conti, un organo deputato a vigilare sulla regolarità contabile e finanziaria delle amministrazioni pubbliche.

Questa omissione, unita alle altre irregolarità riscontrate, ha portato la Corte a trasmettere gli atti alla Procura regionale, con l’obiettivo di accertare eventuali responsabilità erariali a carico dei soggetti coinvolti.

La vicenda pone l’accento su un problema più ampio che riguarda la tendenza, in alcune amministrazioni, ad aggirare le procedure di legge per accelerare i processi decisionali o, in alcuni casi, per favorire interessi particolari.

La rigorosa applicazione dei principi di legalità, trasparenza e comparazione non è un ostacolo al buon governo, ma una garanzia per la tutela dell’interesse pubblico e per la corretta gestione del denaro dei cittadini.

La decisione della Corte dei Conti, pertanto, rappresenta un monito per tutte le amministrazioni locali, invitandole a rafforzare i controlli interni e a garantire il rispetto delle norme in materia di appalti pubblici.

La vicenda Ravone, lungi dall’essere un caso isolato, rischia di innescare un dibattito più ampio sulle responsabilità e sulle criticità che affliggono il sistema degli appalti in Italia.

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