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Liguria, anziano in Svizzera per il suicidio assistito: un atto di disobbedienza civile

Un’anziana persona residente in Liguria, affetta da una malattia neurodegenerativa progressiva e irreversibile, si trova costretta a ricorrere a un viaggio in Svizzera per esercitare il proprio diritto all’aiuto alla morte volontaria, un diritto riconosciuto dalla giurisprudenza costituzionale ma ostacolato dall’inerzia delle autorità locali.

La vicenda, che solleva interrogativi cruciali sulla concreta applicazione dei principi di dignità, autonomia e compassione, si configura come un atto di disobbedienza civile organizzata dall’associazione Soccorso civile.
L’uomo, di 79 anni, aveva formalmente richiesto l’accesso al suicidio assistito, in linea con le disposizioni derivanti dalla sentenza Cappato-Antoniani della Corte costituzionale, che ha delineato i parametri per la legittimità dell’assistenza alla morte volontaria in Italia.
Nonostante la sua condizione, definita da sofferenze intollerabili e da un progressivo deterioramento delle proprie capacità, la richiesta è stata negata dalla ASL ligure.

La motivazione addotta dall’azienda sanitaria regionale verte sulla presunta assenza di dipendenza da trattamenti di sostegno vitale, un requisito che, secondo l’interpretazione restrittiva applicata, sembra precludere l’accesso all’aiuto alla morte.

Questa decisione, che ignora le sofferenze e le aspirazioni dell’uomo, ha innescato una reazione da parte dell’associazione Soccorso civile, guidata dal presidente e legale rappresentante Marco Cappato.
L’associazione, impegnata nella tutela dei diritti delle persone affette da patologie irreversibili e intrattabili, ha deciso di supportare l’anziano, fornendo un accompagnamento diretto e assistenziale nel suo viaggio in Svizzera.

Questo gesto di solidarietà civile si configura come una denuncia esplicita della mancata attuazione delle sentenze costituzionali in materia di fine vita da parte della Regione Liguria.
L’azione di Soccorso civile non si limita alla mera assistenza logistica.
Essa rappresenta un atto simbolico, volto a sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sulla necessità di garantire un accesso effettivo all’aiuto alla morte per chi ne fa richiesta, nel rispetto dei parametri stabiliti dalla Corte costituzionale.
La vicenda è sostenuta dal gruppo legale dell’associazione Luca Coscioni, coordinato dall’avvocato Filomena Gallo, che ha assistito l’anziano nella presentazione di un’opposizione alla decisione della ASL, contestando la valutazione del requisito relativo ai trattamenti di sostegno vitale.
La vicenda, costellata da ritardi e silenzi amministrativi – con valutazioni ripetute a luglio e l’assenza di risposte – evidenzia una profonda frattura tra il diritto alla dignità e la capacità dello Stato di garantire un’assistenza adeguata in condizioni di sofferenza insopportabile.

La decisione dell’anziano di recarsi in Svizzera, lungi dall’essere un atto isolato, si configura come un campanello d’allarme, che interroga la coscienza del Paese e la sua capacità di rispondere alle esigenze di chi, alla fine del proprio percorso, desidera porre fine alle proprie sofferenze con dignità e autonomia.
L’azione di Soccorso civile, in questo contesto, si erge a voce di chi non può più parlare, reclamando un diritto fondamentale che, in Italia, continua a essere negato.

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