sabato 20 Settembre 2025
23.6 C
Genova

Camogli, cimitero crollato: archiviata l’inchiesta, restano dubbi.

Il tragico crollo del cimitero di Camogli, avvenuto il 22 febbraio 2021, che ha riversato in mare circa 415 bare, si conclude con l’archiviazione dell’inchiesta giudiziaria.

Una decisione presa dal giudice Alberto Lippini, che ha accolto la richiesta della Procura, ritenendo che l’evento non abbia configurato una compromissione della pubblica incolumità.

Questa conclusione segna una svolta, ponendo fine a un’indagine complessa che ha coinvolto figure chiave dell’amministrazione locale e sollevato interrogativi sulla gestione del rischio idrogeologico in un contesto urbanistico delicato.
L’indagine, condotta dal pubblico ministero Fabrizio Givri, aveva inizialmente portato all’iscrizione nel registro degli indagati di cinque persone: i sindaci Francesco Olivari (in carica al momento del crollo), Italo Salvatore Mannucci e Giuseppe Maggioni (predecessori), e due dirigenti comunali responsabili dell’Ufficio Lavori Pubblici.
Le accuse formulati riguardavano la colposa frana, un’imputazione che si traduce nella mancata prevenzione o gestione adeguata di un pericolo noto.

La difesa, affidata a un team di avvocati (Massimo Boggio, Emanuele Olcese, Gianluca Sacco e Guido Mottola), ha contestato fin da subito le accuse, argomentando che l’area era stata adeguatamente monitorata e che le misure di sicurezza adottate erano conformi alla normativa vigente.
Un elemento cruciale nella ricostruzione degli eventi è stato l’incidente probatorio, un’attività investigativa che ha permesso di esaminare sul campo le dinamiche del crollo.
Il pm ha fatto riferimento a questo processo per evidenziare che l’area interessata era stata interdetta al pubblico il giorno precedente l’evento, e che anche la porzione di mare sottostante era stata oggetto di un’ordinanza di chiusura da parte della Capitaneria di Porto, a tutela della sicurezza dei bagnanti.
La perizia tecnica, redatta nel 2023 dai professionisti Donatella Sterpi (Politecnico di Milano) e Francesca Franchi, ha gettato luce sulla prevedibilità della frana.
I periti hanno accertato che i segnali di instabilità erano emersi già nel 2008, e che misure preventive avrebbero potuto evitare il disastro fino a maggio 2019.
Tuttavia, la perizia ha anche riconosciuto che le azioni intraprese il giorno del crollo, seppur tardive, erano state sufficienti a minimizzare il rischio per la pubblica incolumità.

Questa valutazione, che riconduce la responsabilità ad un accumulo di fattori e a una gestione del rischio che, pur non trascurata, si è dimostrata insufficiente, è stata determinante nella decisione di archiviazione.

È importante sottolineare che già a partire dagli anni del 2000, sia studi geologici che segnalazioni dei residenti avevano rilevato la presenza di fessurazioni e crepe nelle pareti dei muraglioni che sostenevano il cimitero.

Un primo studio, commissionato nel 2008 dall’Università di Genova, aveva evidenziato le prime criticità, confermando la necessità di interventi mirati.
Le operazioni di recupero delle salme, tuttora in corso, hanno permesso di recuperare 365 resti umani, ma l’identificazione tramite analisi del DNA è complessa e ha finora restituito risultati limitati, aggravando il dolore delle famiglie coinvolte.

Il caso di Camogli solleva interrogativi cruciali sulla gestione del rischio idrogeologico, sulla necessità di una vigilanza costante e sulla responsabilità collettiva nella tutela del patrimonio storico e del rispetto per i defunti.

- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -