Nel tardo pomeriggio, un evento inatteso e drammatico ha scosso la tranquilla comunità di Sestri Levante, precisamente nella contrada Pestella.
Un giovane di diciannove anni, in sella al suo motorino, è stato vittima di un’aggressione da parte di un cinghiale di notevoli dimensioni, un episodio che ha riacceso il dibattito sulla crescente pressione antropica e la conseguente alterazione degli equilibri faunistici che affliggono il territorio.
L’ungulato, proveniente in maniera apparentemente inaspettata dall’alveo del torrente Petronio, ha reagito con aggressività al passaggio del veicolo, apparentemente disturbato dalla sua presenza.
La dinamica precisa dell’incidente rimane da chiarire, ma è evidente come la vicinanza tra habitat naturale e aree antropizzate abbia creato una situazione di potenziale conflitto.
L’impatto ha causato al giovane diverse contusioni, traumi agli arti inferiori – evidenti segni delle zanne dell’animale – e un profondo stato di shock emotivo.
I militi della Croce Rossa hanno prontamente soccorso il ragazzo, garantendo il trasporto d’urgenza all’ospedale di Lavagna per ulteriori accertamenti e cure.
Questo non è un evento isolato.
I residenti della contrada Pestella, e più in generale della zona, denunciano da tempo una crescente presenza di cinghiali, un fenomeno amplificato da diversi fattori.
L’abbandono di aree rurali, la frammentazione del paesaggio a causa dell’urbanizzazione, la carenza di predatori naturali in grado di controllare le popolazioni di ungulati e, non ultimo, l’offerta di risorse alimentari derivanti da pratiche agricole inadeguate, hanno contribuito a un’impennata demografica di questi animali.
La situazione ha portato a un progressivo aumento dei danni agli orti e ai giardini privati, ma anche a episodi di aggressione verso gli animali domestici, generando un clima di crescente paura e preoccupazione tra la popolazione.
Le richieste di intervento, da parte dei cittadini, si concentrano sull’implementazione di misure di gestione della fauna selvatica più efficaci, che vadano oltre la semplice rimozione degli esemplari più problematici.
Si auspica un approccio integrato, che preveda attività di monitoraggio demografico, interventi mirati alla riduzione della fertilità, percorsi di sensibilizzazione verso pratiche agricole sostenibili e, parallelamente, il rafforzamento della collaborazione tra enti locali, esperti faunistici e comunità locali.
La questione, infatti, pone interrogativi più ampi relativi alla coesistenza tra uomo e natura, e alla necessità di ripensare il rapporto con il territorio, in un’ottica di sostenibilità e rispetto dell’ambiente.
La sicurezza dei cittadini e la salvaguardia del patrimonio faunistico richiedono risposte concrete e tempestive, basate su una visione strategica e una gestione responsabile del territorio.