martedì 23 Settembre 2025
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Ponte Messina: Bruxelles frena, criticità ambientali al centro

La recente comunicazione della Commissione Europea, indirizzata al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, solleva interrogativi cruciali riguardanti la sostenibilità ambientale del progetto del ponte sullo Stretto di Messina.
Questo scambio di corrispondenza, lungi dal rappresentare un’anomalia, incarna un elemento intrinseco al rapporto tra l’Italia e l’Unione Europea, un dialogo istituzionale che, paradossalmente, conferma l’importanza strategica dell’opera stessa, pur evidenziandone le criticità.

La richiesta di chiarimenti da parte di Bruxelles, unitamente alle precedenti missive, interviene in un momento di intensa contesa politica.

Angelo Bonelli, esponente di Avs, denuncia pubblicamente una disconnessione tra le decisioni assunte a livello governativo e gli obblighi derivanti dalla legislazione europea in materia di tutela ambientale.

La sua accusa è diretta a mettere in discussione la legittimità della delibera approvata dal Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (Cipess), in particolare alla luce della presunta consapevolezza del governo riguardo alle problematiche ambientali sollevate dall’Unione Europea.

L’opera, concepita come un tassello fondamentale per il completamento del corridoio paneuropeo TEN-T (Trasporto), volto a favorire la connettività e la mobilità all’interno del continente, si trova ora al centro di un intenso scrutinio.
La sua realizzazione, oltre che un’ambizione infrastrutturale, rappresenta un investimento strategico per l’Italia, potenzialmente in grado di stimolare lo sviluppo economico e sociale delle regioni meridionali.

Tuttavia, l’imperativo di conformarsi alle normative europee, in particolare quelle relative alla protezione dell’ambiente e alla valutazione di impatto ambientale (VIA), impone un’analisi rigorosa e trasparente.

La lettera della Commissione Europea, quindi, non è un semplice atto formale, ma un segnale di allarme che invita a una riflessione più ampia.
È necessario valutare non solo l’impatto diretto del ponte sull’ecosistema marino e costiero – che include la potenziale alterazione di habitat sensibili, la compromissione della biodiversità e l’impatto sulle specie protette – ma anche le conseguenze indirette, legate ad esempio all’aumento del traffico e all’urbanizzazione del territorio circostante.
La questione sollevata da Bonelli, e rispedita al mittente con superficialità da alcune fazioni politiche, riguarda la responsabilità del governo nel bilanciare le esigenze di sviluppo infrastrutturale con l’imperativo della sostenibilità ambientale.

Un’opera di tale portata non può essere approvata e realizzata in assenza di un’adeguata valutazione dei rischi ambientali e di un piano di mitigazione efficace.
La trasparenza, il coinvolgimento delle parti interessate e il rispetto delle normative europee sono elementi imprescindibili per garantire la legittimità e la sostenibilità del progetto.

La risposta del governo, e il percorso futuro dell’opera, saranno cruciali per dimostrare l’effettiva volontà di conciliare ambizioni infrastrutturali e tutela ambientale, affermando un modello di sviluppo che sia veramente al servizio del bene comune.

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