domenica 21 Settembre 2025
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Napoli

Napoli: Proiezioni Shock Denunciano il Silenzio sulla Crisi Climatica

Nella vibrante cornice urbana di Napoli, un’azione dirompente ha interrotto la consueta routine: proiezioni improvvise, quasi apparizioni, del documentario “Il prezzo che paghiamo”, una coproduzione di Greenpeace Italia e ReCommon.

Questo gesto, orchestrato da volontari e volontarie del Gruppo Locale Greenpeace, si configura come un grido d’allarme, una denuncia lucida e impellente contro l’assordante silenzio che avvolge la crisi climatica nel dibattito pubblico italiano.

Il documentario, diretto con acume da Sara Manisera del collettivo FADA, non è una semplice cronaca degli eventi meteorologici estremi, ma un’indagine approfondita sulle responsabilità che ne sono alla base.

Svela una rete complessa di connivenze tra governi compiacenti, compagnie petrolifere e un sistema mediatico che, purtroppo, spesso preferisce attenuare la gravità della situazione, concentrandosi sull’impatto economico delle politiche di mitigazione piuttosto che sulle devastanti conseguenze ambientali.

“Il prezzo che paghiamo” emerge come un’arma informativa, volta a colmare un vuoto pericoloso.

Attraverso testimonianze di esperti, documenti storici inequivocabili e riprese dirette, il film espone come le aziende del settore fossile fossero consapevoli, fin dagli anni Settanta, dei danni ambientali derivanti dalle loro attività.
Nonostante questa consapevolezza, hanno perseguito un modello di business incentrato sull’estrazione e la commercializzazione di combustibili fossili, ignorando sistematicamente gli avvertimenti della comunità scientifica e contribuendo in modo significativo all’accelerazione del riscaldamento globale.
La situazione è ulteriormente aggravata da una tendenza preoccupante: la copertura mediatica italiana sulla crisi climatica è in costante declino.
I dati recenti dell’Osservatorio di Pavia, commissionati da Greenpeace Italia, dipingono un quadro desolante: nel 2024 si è registrato un crollo del 47% degli articoli dedicati al clima sui quotidiani e del 45% sui telegiornali, rispetto all’anno precedente.

Contemporaneamente, l’inserimento di pubblicità di aziende inquinanti sui giornali è aumentato in modo allarmante.
Questa dissonanza tra l’urgenza della crisi e la sua rappresentazione nei media suggerisce un tentativo di minimizzare la portata del problema e di proteggere gli interessi di chi ne beneficia.

Simona Abbate, di Greenpeace Italia, sottolinea con fermezza la necessità di rompere questo “patto di potere” che lega aziende fossili, politica e media.

La crisi climatica non è più una previsione futura, ma una realtà presente che influenza profondamente le nostre vite.
Richiede un impegno immediato e una narrazione trasparente, basata su dati scientifici e responsabilità condivise.

L’azione a Napoli non è solo una proiezione di un documentario, ma un invito all’azione, un monito a risvegliare le coscienze e a reclamare un futuro sostenibile, dove la verità ambientale non venga soffocata dal silenzio e dall’avidità.
Un futuro in cui la protezione del pianeta non sia un costo, ma un investimento nel nostro stesso benessere.

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