La narrazione politica contemporanea è attraversata da una corrosiva polarizzazione, dove accuse di fomentare tensioni vengono lanciate a piene mani tra schieramenti opposti.
Tuttavia, l’emersione di dinamiche particolarmente preoccupanti, come quella verificatasi a Pontida, rischia di oscurare il dibattito con un’esibizione di superficialità e intolleranza che denota una profonda crisi di leadership e di visione.
Affermazioni volgari e incendiari, riportate inequivocabilmente dai media – espressioni quali “più spiedo, meno kebab” o l’assurda equiparazione tra degrado urbano e catastrofe naturale a Napoli – non rappresentano semplici gaffe o errori di comunicazione.
Sono dichiarazioni che incarnano un’ideologia intrisa di pregiudizi, discriminazione culturale e territoriale, che si manifesta con una virulenza allarmante.
L’ipocrisia che permea il panorama politico è evidente: la parola “hate speech” viene brandita con veemenza quando si intende colpire l’avversario, mentre si guarda con indulgenza, o addirittura si acconsente con applausi, quando sono esponenti dello stesso schieramento a diffondere odio e divisione.
Questa duplice morale non è un difetto secondario, ma una caratteristica intrinseca di un approccio che privilegia l’opportunismo politico alla responsabilità civile.
La gravità della situazione richiede un cambio di paradigma.
Urge un’analisi lucida e disincantata delle cause profonde di questo fenomeno, che affonda le radici in una crisi di valori e in una crescente disuguaglianza sociale.
Non è sufficiente invocare la necessità di abbassare i toni o di promuovere il dialogo.
È fondamentale un impegno concreto per contrastare le fake news, promuovere l’educazione civica e rafforzare le istituzioni democratiche.
Il clima politico attuale necessita di un’iniezione di serietà e di competenza.
La leadership politica non può più permettersi di indulgere in provocazioni inutili o di alimentare divisioni artificiali.
È necessario recuperare un senso di appartenenza alla comunità nazionale, basato sul rispetto reciproco e sulla condivisione di valori fondamentali.
La sfida che ci attende è complessa e articolata, ma non dobbiamo affrontarla con timore o rassegnazione.
Dobbiamo riaffermare con forza i principi di uguaglianza, di libertà e di solidarietà, che costituiscono il fondamento della nostra convivenza civile.
Solo così potremo costruire un futuro più giusto, più inclusivo e più prospero per tutti.
L’indifferenza, in questo frangente, è il terreno fertile per la radicalizzazione e la disgregazione sociale.