lunedì 22 Settembre 2025
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Sider Alloys: Lavoratori in rivolta, ultimatum al Governo.

L’ora delle promesse è scaduta: un monito severo si leva dall’assemblea dei lavoratori di Sider Alloys a Portovesme, un grido d’allarme che investe il Governo, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) e la Regione Sardegna.

Le dichiarazioni di strategicità, ripetute ad oltranza, devono tradursi in azioni concrete e immediate, a riprova della reale volontà di preservare la produzione di alluminio primario sul territorio nazionale – così proclamano congiuntamente Fiom, Fsm, Uilm e Cub, al termine di un acceso confronto davanti ai cancelli dell’ex Alcoa e in presenza dei lavoratori di Sider Alloys, Gms e di coloro che versano in stato di mobilità.
L’incontro ha cristallizzato un sentimento di urgenza palpabile, un rifiuto categorico di ulteriori perdite di tempo.

Di fronte a una potenziale svolta per il rilancio dell’industria dell’alluminio, le parti sindacali esigono un impegno politico trasversale, una mobilitazione di risorse e competenze capace di scongiurare la definitiva scomparsa di Sider Alloys, ritenuta responsabile di un decennio di gestioni inefficaci e scelte strategiche fallimentari.
L’attenzione si rivolge anche ad Invitalia, l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, la quale viene chiamata in causa per il suo ruolo e per le responsabilità derivanti dalla presenza di due suoi rappresentanti all’interno del consiglio di amministrazione di Sider Alloys.
Le critiche si concentrano sulla gestione delle risorse, giudicata irresponsabile e improduttiva, con un dispendio di tempo e denaro che non ha prodotto risultati tangibili.
Le sigle sindacali si oppongono con fermezza a qualsiasi ulteriore finanziamento destinato alla proprietà attuale, evidenziando un quadro economico e finanziario desolante: debiti inespianti nei confronti di lavoratori, fornitori, appaltatori e istituzioni, assenza di un piano industriale solido e credibile, e investimenti pubblici dispersi in iniziative poco chiare, come i famosi container provenienti dalla Cina, la cui ubicazione rimane un mistero.
La questione ambientale rappresenta un’altra fonte di profonda preoccupazione.
I rischi di inquinamento e degrado ambientale, più volte denunciati, richiedono interventi urgenti e misure preventive efficaci.
Il futuro dell’alluminio primario in Italia non può essere sacrificato sull’altare di scelte miopi e di una gestione irresponsabile, ma deve rappresentare un’opportunità di sviluppo sostenibile e di creazione di valore per il territorio.

L’assemblea di Portovesme ha lanciato un chiaro messaggio: l’Italia non può permettersi di rinunciare alla propria capacità di produrre alluminio primario, un settore strategico per l’economia nazionale.

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