lunedì 22 Settembre 2025
22 C
Trieste

Tarvisio: Comunità in Piazza per la Foresta, Lettera al Ministro

La recente visita del Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, nella Foresta di Tarvisio è stata teatro di una vibrante dimostrazione, un atto di rivendicazione silenzioso ma determinato da parte delle comunità locali, custodi da secoli di un patrimonio naturale di inestimabile valore.
La protesta, pacificamente espressa attraverso la presenza di trattori e lo sventolio di striscioni eloquenti come “Rivogliamo la nostra Foresta amata e curata”, ha visto la partecipazione di una delegazione proveniente da una dozzina di consorzi di vicinìa, rappresentanti diretti degli abitanti della Val Canale, profondamente legati alla Foresta da diritti ancestrali.
Al centro della disputa c’è la questione della gestione forestale e la negazione di pratiche tradizionali essenziali per il sostentamento e l’identità delle comunità locali.

I diritti di prelievo di legnatico, vitale per il riscaldamento e per la manutenzione delle abitazioni, il diritto di pascolo per il bestiame e la possibilità di estrarre ghiaia e sabbia da fondi asserviti – diritti esercitati per generazioni – sono stati progressivamente limitati, generando un senso di frustrazione e di perdita di controllo su un bene comune.

La Foresta di Tarvisio, un ecosistema alpino di eccezionale importanza biologica e paesaggistica, è attualmente amministrata dal Reparto Carabinieri Biodiversità, un ente che, pur agendo nell’ottica della tutela ambientale, sembra non aver pienamente compreso la complessità di un sistema in cui la gestione forestale è intrinsecamente legata alle esigenze e alle competenze delle comunità locali.

La consegna di una lettera al Ministro Piantedosi da parte di una delegazione della Vicinìa di Camporosso, guidata dal presidente Maurizio Lattisi, ha rappresentato un momento cruciale.

La lettera ha espresso la disponibilità delle comunità locali a riprendere in mano la gestione della Foresta, offrendo un modello di gestione partecipata, basato sulla conoscenza del territorio e sulle pratiche consolidate nel corso dei secoli.
Come ha sottolineato Lattisi, “le nostre genti danno il proprio contributo da quasi 175 anni”.
La questione del Fec (Fondo Edifici di Culto) e della Foresta Demaniale del Tarvisio, enti proprietari del territorio, evidenzia una complessa stratificazione di diritti e di responsabilità.

Le comunità locali rivendicano antichi diritti consuetudinari, che vanno al di là della mera proprietà giuridica, rappresentando un legame profondo e imprescindibile con il territorio.
Il termine “Vicinìa”, un costrutto giuridico e sociale di origine medievale, assume in questo contesto una rilevanza particolare.
Esso definisce un’entità collettiva, un insieme di persone legate da interessi comuni e da vincoli giuridici, che si prendono cura di beni condivisi.
La Vicinìa non è solo un’associazione di vicini, ma un vero e proprio modello di autogoverno e di gestione partecipata, un’eredità preziosa che le comunità della Val Canale si sentono in dovere di preservare e di rivendicare.
La protesta non è quindi solo una richiesta di diritti, ma una difesa di un’identità, di un modo di essere e di una cultura profondamente radicata nel territorio.

È una chiamata alla riscoperta di un modello di convivenza sostenibile, in cui l’uomo e la natura possono coesistere in armonia, nel rispetto reciproco e nella condivisione delle responsabilità.

- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -