mercoledì 24 Settembre 2025
26 C
Catanzaro

Reggio Calabria: il minuto di silenzio negato e il dibattito acceso

La recente vicenda che ha infiammato il dibattito nel Consiglio comunale di Reggio Calabria, relativa alla mancata osservanza di un minuto di silenzio in memoria di Charlie Kirk, ha aperto una profonda riflessione sui limiti dell’omaggio pubblico, sulla natura delle priorità istituzionali e sul delicato equilibrio tra valori cristiani, libertà di pensiero e pragmatismo politico.
Il consigliere Massimo Ripepi, promotore della richiesta, ha denunciato con veemenza la decisione come un atto di sottomissione a direttive esterne, un “diktat” del Partito Democratico che tradisce i valori fondanti della comunità cristiana.

Secondo Ripepi, il gesto richiesto non era un mero adempimento formale, ma un atto di umana compassione e di riconoscimento della fede profonda che ha motivato la vita e la morte di Kirk, una figura tragicamente scomparsa per la sua adesione a specifiche convinzioni religiose.

La risposta del presidente dell’assemblea, Enzo Marra, e la successiva concessione della parola al capogruppo del PD, Giuseppe Marino, sono state interpretate come un tentativo deliberato di eludere l’impegno e di guadagnare tempo per consultazioni con vertici politici, evidenziando un approccio calcolato e strumentale.

La motivazione addotta da Marra, pur riconoscendo l’oltraggio e la gravità dell’omicidio, si è focalizzata sulla natura transnazionale dell’evento e sulla sua potenziale strumentalizzazione politica.
Il rifiuto di un minuto di silenzio, giustificato con un precedente criterio di valutazione – quello applicato in occasioni come l’assalto al Campidoglio e l’uccisione della deputata democratica del Minnesota e suo marito – solleva interrogativi cruciali.
Si tratta di una coerenza applicativa, volta a garantire l’equità nell’omaggio pubblico, o di una scusa per evitare un confronto politico scomodo? La questione non si limita alla mera formalità del minuto di silenzio, ma tocca temi ben più ampi.
Quali sono i confini del dovere istituzionale nei confronti di tragedie che accadono al di fuori dei confini nazionali? Come si bilancia il rispetto per la libertà di pensiero e la condanna per la violenza con l’esigenza di evitare strumentalizzazioni politiche? La decisione del Consiglio comunale di Reggio Calabria, innescando un acceso dibattito, ha innescato una riflessione urgente sulla complessa natura della memoria collettiva e sul ruolo delle istituzioni di fronte alla sofferenza umana, qualunque sia la sua origine geografica o la sua matrice ideologica.

La vicenda invita a considerare non solo l’azione compiuta, ma soprattutto i principi e i valori che la sorreggono, interrogandosi sulla responsabilità morale delle scelte politiche e sulla capacità di affrontare tragedie con umanità e distacco strumentale.

- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -