martedì 23 Settembre 2025
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Liguria

Italia ferma per Gaza: mobilitazione nazionale e proteste

Un Paese in Piazza: La Giornata di Sciopero per Gaza e le sue Ecosistemi di ProtestaIl 17 novembre ha segnato un’incredibile mobilitazione nazionale in Italia, con un’ondata di proteste simultanee che hanno visto il Paese quasi fermarsi in segno di solidarietà con il popolo palestinese e per chiedere un cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza.

Lo sciopero, organizzato da un ampio fronte di collettivi, movimenti studenteschi, sindacali e associazioni pacifiste, ha generato un impatto significativo su infrastrutture vitali, evidenziando la profondità del sentimento pubblico e la determinazione a far sentire la propria voce.

Il movimento, che ha superato le ottanta iniziative locali, ha paralizzato autostrade, tangenziali, porti e stazioni ferroviarie, interrompendo la normale circolazione e causando disagi diffusi.

Il settore dell’istruzione, con scuole e università coinvolte, ha visto un’adesione massiccia, mentre anche alcune fabbriche hanno sospeso le attività.
A Napoli, una folla stimata di quindici mila persone si è riversata nelle strade, esponendo striscioni e manifesti alla stazione marittima, in una dimostrazione di forza che ha richiamato l’attenzione sul conflitto.

A Bologna, l’azione è stata particolarmente intensa: l’accesso all’Università è stato bloccato, seguito da un corteo di oltre cinquantamila persone che ha invaso strade e infrastrutture chiave, inclusi un ponte mobile, la tangenziale e l’autostrada A14.

L’azione ha portato a fermi e controlli da parte delle forze dell’ordine.
Il sentimento di solidarietà e la rabbia per la situazione umanitaria a Gaza si sono manifestati con particolare intensità anche a Roma, dove oltre cinquantamila persone (le stime parlano di cento mila) hanno sfilato dal centro storico, con momenti di tensione che hanno visto lanci di uova contro uffici scolastici e tentativi di bloccare la tangenziale.

L’occupazione della facoltà di Lettere alla Sapienza, alla fine della giornata, ha sottolineato la volontà di prolungare la protesta e mantenere alta l’attenzione sul tema.

A Genova, un corteo di ventimila persone ha visto un gruppo di attivisti tentare di raggiungere il casello autostradale, mentre a Milano la protesta è degenerata in scontri e un assalto alla Stazione Centrale, con conseguenti feriti e arresti.
A Torino, l’azione si è concentrata sul blocco degli accessi al Campus universitario, mentre in diverse città, come a Palermo, si sono verificate tensioni e tentativi di forzare l’accesso a porti e infrastrutture.

La protesta non si è limitata a semplici blocchi stradali.

La simbologia delle immagini bruciate della premier Giorgia Meloni e del premier israeliano Benjamin Netanyahu ha evidenziato il profondo dissenso politico che alimenta la mobilitazione.
Azioni simboliche come l’incatenamento degli attivisti di Ultima Generazione a un semaforo hanno amplificato l’impatto visivo della protesta.

Il movimento ha esteso la sua presenza in tutta la penisola, con manifestazioni significative a Livorno, Calenzano (Firenze) dove è stata assediata la sede di Leonardo, a Pisa, Marghera e in molte altre località.

L’impossibilità di accedere a porti e caselli autostradali, a causa delle misure di sicurezza messe in atto, ha sottolineato la complessità e la portata di una protesta che ha paralizzato un intero Paese, sollevando interrogativi sulla libertà di espressione e il diritto alla protesta in un contesto di crescente tensione internazionale.
L’azione ha reso evidente la forza di un movimento sociale complesso e articolato, capace di mobilitare un vasto numero di persone e di influenzare il dibattito pubblico su una delle crisi umanitarie più urgenti del nostro tempo.

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