martedì 21 Ottobre 2025
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Piemonte

Studenti in Piazza: Alessandria Dice No alle Armi per Israele

Il liceo “Umberto Eco” di Alessandria è diventato teatro di una vibrante espressione studentesca, un atto di disobbedienza civile che si radica in una più ampia coscienza collettiva.
Gli studenti, occupando simbolicamente lo spazio pubblico in piazza Matteotti, hanno dato voce a un movimento nazionale che mira a interrompere il flusso di armamenti destinati a Israele.
La protesta, estesa a tutti gli istituti scolastici della città, ha visto l’adesione di studenti provenienti anche da altre scuole, come il liceo scientifico “Galilei” e l’istituto tecnico industriale “Volta”, a testimonianza di un’eco di scontento che si propaga nel tessuto educativo.

Emma Piantato, portavoce del Coordinamento Studentesco, denuncia con forza il ruolo, percepito come collusivo, del sistema scolastico italiano nel conflitto israelo-palestinese.
La critica non si limita al sostegno diplomatico, ma si estende a pratiche concrete come i tirocini in basi militari, le collaborazioni con istituzioni israeliane e, soprattutto, l’assordante silenzio che avvolge le scuole di Gaza, dove la realtà del conflitto si manifesta in termini di perdita e distruzione.
Questa omissione, secondo gli studenti, tradisce un obbligo morale e un dovere di solidarietà nei confronti della popolazione palestinese.
L’azione di protesta non è intesa come un mero atto di contestazione, ma come un atto di affermazione di valori etici e di impegno civile.

Gli studenti alessandrini rivendicano il diritto di esprimere la propria opinione e di opporsi a ciò che considerano un’ingiustizia inaccettabile.

La protesta si colloca nel contesto di un’ampia mobilitazione umanitaria globale, sottolineando la necessità di un’azione concreta per proteggere i civili e promuovere una soluzione pacifica.
L’iniziativa, che ha visto la partecipazione iniziale di circa cento studenti durante le prime ore di lezione, si è mantenuta con una trentina di presidianti fino al pomeriggio, testimoniando una resilienza e una determinazione nel voler portare avanti la propria rivendicazione.
Questo gesto coraggioso, a suo dire, posiziona chi si oppone a tale dinamica dalla parte giusta della storia, un chiaro segnale che la voce dei giovani, quando si erge in difesa dei diritti umani, può essere un potente motore di cambiamento.
La protesta non è un atto isolato, ma parte di una crescente consapevolezza e di un impegno a costruire un futuro più giusto e pacifico per tutti.

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