martedì 23 Settembre 2025
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Asti, conclusa la dismissione del campo Rom: un modello di inclusione.

A Asti si conclude un capitolo complesso e delicato: la dismissione del campo Rom di via Guerra, un’area che per decenni ha rappresentato un punto di aggregazione per una comunità marginalizzata e, al contempo, un focolaio di criticità socio-urbanistiche.

L’annuncio del sindaco Maurizio Rasero segna la conclusione di un percorso di accompagnamento sociale articolato, avviato due anni fa, che ha privilegiato il consenso, la partecipazione e la progettazione condivisa, in netta contrapposizione a logiche di emergenza e rimozione forzata.

La presenza del campo, sorto negli anni ’90 e arrivato a ospitare circa 250 persone, era divenuta simbolo di una sfida urbana e sociale irrisolta.
Le condizioni igienico-sanitarie precarie, l’assenza di infrastrutture adeguate e la marginalizzazione economica e sociale avevano creato una situazione insostenibile, richiedendo un intervento strutturale e non solo emergenziale.

Il Comune, in collaborazione con l’Associazione 21 luglio, ha adottato un approccio innovativo, focalizzato sulla costruzione di percorsi individualizzati per le famiglie residenti.

Questo ha comportato un’analisi approfondita delle esigenze e delle aspirazioni di ciascuna famiglia, con l’elaborazione di progetti personalizzati che ne favorissero l’integrazione nel tessuto sociale e lavorativo locale.
La dismissione del campo non è stata una semplice rimozione di strutture abitative precarie, ma un processo di ricostruzione sociale, che ha coinvolto attivamente i residenti.

I servizi sociali comunali hanno svolto un ruolo cruciale, offrendo supporto nella ricerca di alloggi dignitosi, nell’accesso a opportunità di lavoro e formazione, e nell’orientamento verso i servizi sanitari e scolastici.

La collaborazione con l’Associazione 21 luglio, specializzata in interventi a favore delle comunità Rom, ha garantito una competenza specifica e una sensibilità culturale indispensabili per affrontare una situazione così complessa.
L’assenza di operazioni di sgombero forzati e l’impiego di un linguaggio privo di toni polemici sono elementi distintivi di questa vicenda, che si pone come modello di gestione di una problematica sociale spesso affrontata con approcci più conflittuali.
La riqualificazione dell’area, destinata a un’attività di gestione rifiuti, rappresenta un passo avanti verso la riorganizzazione urbana e la creazione di nuove opportunità di lavoro.
Il costo complessivo del progetto, finanziato con fondi statali, è stato ammortizzato dai ricavi della vendita del terreno e dal significativo risparmio derivante dalla disconnessione delle utenze (luce e acqua) precedentemente collegate al campo.

Tuttavia, il successo più rilevante, come sottolinea il sindaco, risiede nella capacità di aver raggiunto questo obiettivo attraverso il consenso e la partecipazione di tutti gli attori coinvolti, dimostrando che anche in contesti apparentemente irrisolvibili è possibile trovare soluzioni condivise, basate sul rispetto della dignità umana e sulla promozione dell’inclusione sociale.
L’esperienza di Asti offre spunti di riflessione utili per la gestione di altre situazioni analoghe, evidenziando l’importanza di un approccio integrato, partecipativo e orientato alla costruzione di un futuro più equo e sostenibile per tutti.

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