martedì 23 Settembre 2025
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Tragedia in Cile: Lutto e Dubbi sul Futuro dello Sci Alpino

La comunità montana è gravata da un lutto profondo, un dolore lacerante che si materializza nella perdita di Matteo Franzoso, giovane discesista strappato alla vita in un tragico incidente in Cile.

Il suo decesso, a pochi mesi dalle perdite di Matilde Lorenzi e Marco Degli Uomini, ha riacceso un dibattito urgente e necessario sulla sicurezza nello sci alpino, un tema che si intreccia con il futuro stesso di questo sport che affonda le radici nella cultura e nell’identità di intere regioni.

Alessandro Garrone, presidente dello Sci Club Sestriere, esprime il cordoglio collettivo e sottolinea come la preghiera, il ricordo e la riflessione siano elementi imprescindibili in un momento simile.
Tuttavia, l’attenzione non può soffermarsi unicamente sul presente, ma deve proiettarsi verso un futuro in cui la paura non possa insinuarsi e paralizzare la passione per lo sci.
La riflessione che emerge è complessa e coinvolge una pluralità di attori: le istituzioni governative, le associazioni sportive come gli sci club, i tecnici, gli allenatori, i produttori di attrezzature, la Federazione Italiana di Sci (Fisi) e il Comitato Olimpico Nazionale Italiano (Coni).
Ogni soggetto è chiamato a una profonda revisione dei protocolli e delle misure di sicurezza, riconoscendo che la mera formalità di procedure esistenti non è più sufficiente.

La sicurezza non deve essere percepita come un vincolo che soffoca lo spirito dello sci, ma come un investimento nella sua sostenibilità.
Lo sci, fin dalla più tenera età, offre ai giovani un percorso di crescita, di aggregazione sociale e di sviluppo di competenze preziose.
Impedire che questa esperienza sia offuscata dalla paura significa tutelare non solo la vita dei giovani atleti, ma anche il futuro stesso di un’attività che rappresenta un patrimonio culturale e sociale inestimabile.

L’accumulo di tragedie, con tre giovani vite spezzate in un arco di tempo così ristretto, neghi la possibilità di attribuire gli eventi a mere “fatalità”.

La ripetizione di eventi tragici indica una carenza strutturale, un difetto sistemico che richiede un’analisi approfondita e interventi mirati.
Non si tratta di individuare un singolo responsabile, ma di comprendere come un sistema di controlli e precauzioni possa essere rafforzato per minimizzare i rischi.

La comunità sportiva è chiamata a un cambio di paradigma: la sicurezza non è un optional, ma un imperativo etico e una condizione imprescindibile per la prosecuzione di un’attività che, altrimenti, rischia di perdere la sua stessa ragion d’essere.
Si rende necessaria una cultura della prevenzione più radicata, una maggiore trasparenza nei controlli, un dialogo aperto tra tutti gli attori coinvolti e una costante ricerca di soluzioni innovative per migliorare la sicurezza delle piste e delle attrezzature.
Il futuro dello sci alpino dipende dalla capacità di trasformare il dolore di queste perdite in un motore di cambiamento positivo e duraturo.

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